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La Madonnina di Civitavecchia: lacrime e illusioni

di Marco Corvaglia

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I tre nuovi paragrafi "Risposte alle immotivate polemiche di UCCR" sono evidenziati in rosso (30/11/2024) 

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I moventi dei "veggenti"

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Nicchia e statuina della Madonna di Civitavecchia

La statuina della famiglia Gregori, custodita in una teca blindata nella chiesa di Pantano di Civitavecchia

 

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Molti fedeli ritengono che una statuina della Madonna, proveniente da Medjugorje, abbia iniziato a lacrimare sangue il 2 febbraio 1995 nei pressi di Civitavecchia. Essa gode di una certa notorietà anche perché, come è documentato, papa Giovanni Paolo II la volle venerare, in forma strettamente privata e riservata, la sera del 9 giugno 1995, facendosela portare nella propria residenza dal vescovo di Civitavecchia, mons. Girolamo Grillo.

 

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Cerchiamo di ricostruire con senso critico la vicenda, innanzi tutto contestualizzandola.

 


Da più di un anno i mass-media italiani avevano iniziato a parlare di quella che, col passare dei mesi, si era trasformata in una vera e propria "serie" di presunte lacrimazioni di immagini sacre.

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Dal punto di vista sociologico, i proprietari di queste effigi erano accomunati dal non avere qualifiche di studio e dall'abitare in località piccole (spesso minuscole), cioè in località dove l'essere protagonisti di eventi di questo genere consente di ottenere un ruolo di spicco nella comunità sociale. In sostanza, il profilo tipico che viene fuori è l'opposto di quello dell'affermato professionista o dell'intellettuale, magari abitante in una moderna metropoli.

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Diventa allora interessante ripercorrere velocemente i nove casi che precedettero Civitavecchia. Eccoli, in ordine cronologico, con l'indicazione delle date di inizio delle "lacrimazioni" [un elenco, incompleto, è nell'appendice dell'acritico volume di M. Gamba Le lacrime di Maria, Edizioni Messaggero Padova, 2008]:

 

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Pina Scutellà

- 16 dicembre 1993, Giampilieri Marina (frazione di Messina): statua della Madonna (in seguito anche un Gesù bambino e un'immagine di padre Pio [cfr. A. Tornielli, Quando la Madonna piange, A. Mondadori Editore, 1995, p. 113]) di proprietà della sedicente veggente e stigmatizzata Pina Scutellà (nella foto), casalinga, coniugata con Nino Micali.

Da notare che quattro anni prima avrebbe lacrimato sangue un volto bronzeo di Gesù della stessa signora, ma solo quando i familiari potevano avervi accesso:

 

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Il 5 settembre 1990, il vicario generale della Curia di Messina ha fatto prelevare l'immagine e l'ha custodita per due mesi e mezzo, tempo nel quale il fenomeno non si è più ripetuto. [...] Il volto di Gesù è stato restituito ai Micali ed è stato chiesto loro di mantenere il silenzio sull'intera vicenda. Le lacrimazioni sono però continuate.
[Tornielli, Quando la Madonna piange, cit., p. 112]

 

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Debora

- 31 dicembre 1993, Manduria (Taranto): statua della Madonna (poi varie altre effigi) della sedicente veggente e stigmatizzata Debora Marasco Moscogiuri (nella foto), ventenne (le "lacrime" sono di sangue, ma nei mesi precedenti erano state di altro liquido). Le sue esperienze mistiche saranno condannate da tre vescovi di Oria (mons. Franco, 14 dicembre 1997; mons. Semeraro, 22 febbraio 2002; mons. Pisanello, 23 gennaio 2012).

La donna sosteneva anche che bottigliette sigillate, poste vicino alla sua statua della Madonna, si riempissero miracolosamente di olio. Pertanto, nel 1995 fu sottoposta ad un test scientifico: si veda Fiale, fiamme, fede e frode, sul sito del Cicap.

 

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- 30 marzo 1994, Lazise (Verona): dapprima una statua della Madonna, poi altre undici, di proprietà del sedicente veggente-stigmatizzato-pranoterapeuta Bruno Burato.
Le "lacrime" risulteranno "sangue maschile di gruppo AB: come il suo" [J. Bouflet, Faussaires de Dieux, Presses de la Renaissance, 2000, p. 311]. Burato asseriva di vedere la Madonna da quarant'anni (1954) e - si legge sul Corriere della Sera del 2 aprile 1994 - “dice di curare oltre 300 patologie (dall'artrosi ai calcoli, dai reumatismi agli esaurimenti nervosi) con la "'bioenergia radiante' delle sue mani" [si veda anche D. Vetuli, Madonne, lacrime e colesterolo, "Il Gazzettino", 18/07/1996].

 

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- 22 maggio 1994, Assemini (Cagliari): dapprima una statua della Madonna, poi diverse altre immagini, in casa di Cristiana Ilot, casalinga, coniugata con Marcello Serras, guardia giurata. La fine della vicenda è ingloriosa:

 

 

Il giornale locale, l'"Unione Sarda", si interessò del fatto sin dagli inizi e seguì gli sviluppi, riportando le segnalazioni di successive lacrimazioni e alcune guarigioni miracolose. [...] La statuina non celava cavità né canali, tubicini o altri strumenti. [...]
Nella tarda estate del 1994, la procura di Cagliari ordinò di sottoporre al test del DNA i coniugi Ilot [in realtà Ilot è il cognome da nubile della donna - Nota mia M.C.], per verificare se il codice genetico di uno dei due fosse identico a quello del sangue prelevato dalla statua. Gli Ilot rifiutarono il prelievo e, solo dopo una trattativa durata mesi, [...] accettarono il prelievo di sangue. I risultati delle analisi del DNA, resi noti alla fine del 1995, sono stati risolutivi in maniera inequivocabile. Il DNA della statuina era lo stesso di quello della signora Ilot, con l'aggiunta di un ulteriore elemento probante: sia il sangue della signora che quello della statuina mostravano i segni dell'anemia mediterranea (malattia per altro non rara in Sardegna).
[Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli, Dedalo, 2005, pp. 189-190]

 

 

- 26 maggio 1994, San Chirico Raparo (Potenza): statua della Madonna nell'orfanotrofio provinciale Bentivenga, gestito dalle suore.


 

La testimonianza di Maria Vittoria Derudas

- 1 luglio 1994, Santa Maria La Palma (frazione di Alghero [Sassari]), località Zirra: statua della Madonna in casa di Maria Vittoria Derudas, casalinga, illetterata, coniugata con Antonio Maria Puggioni (nell'immagine, tratta da un servizio dell'emittente sassarese TeleGì, la "testimonianza", scritta in un italiano stentato, dettata dalla donna e custodita nella cappella fatta erigere in seguito dalla famiglia).

Il 2 maggio 1999 i membri della stessa famiglia diranno, inoltre, di aver visto lacrimare un'immagine di padre Pio di loro proprietà.

 

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- 19 agosto 1994, Bernalda (Matera): effigie di padre Pio, appesa nella cameretta della stessa ragazza che l'aveva realizzata, a matita: Cinzia Zambrella ("Il confronto del dna con un campione ematico fornito dal convento di San Giovanni Rotondo escluse però l’identità con il sangue di padre Pio." [A. Morizzi, In preghiera davanti alla misteriosa effige, "Basilicata Mezzogiorno", n. 411, 19/08/2013]).

 

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- 22 novembre 1994, Patti (Messina): varie immagini presenti in casa del signor Giuseppe Di Santo.

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- 24 gennaio 1995, Madonna della Pace (frazione di Subiaco [Roma]): statua della Madonna di proprietà della suora laica e sedicente veggente Teresa Sbarbaro (Sorella Teresa da Soncino):

 

 

Teresa Sbarbaro, fondatrice delle Missionarie benedettine del perdono e della riconciliazione (ordine al quale appartengono solo lei e un'altra consorella, suor Maria) era stata invitata dal vescovo di Subiaco, l'abate Stanislao Andreotti, a mantenere il più stretto riserbo sul fatto. Così non è stato, [...] le due religiose si sono date molto da fare per organizzare e promuovere pellegrinaggi. Suor Teresa assicura di ricevere messaggi diretti da parte della Madonna: nel santino celebrativo della statua lacrimante si può leggere infatti che Maria "vuole in questo luogo pellegrinaggi. [...] Prima di portare (sic!) pellegrinaggi, telefonare al 0774-829261/0330-402919".
Si raccontano già casi di persone che sarebbero state "miracolate".
[Tornielli, Quando la Madonna piange, cit., pp. 120-121]

 


E siamo così giunti a soli nove giorni dai fatti di Civitavecchia (e a pochi chilometri da Civitavecchia).

 

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Uno degli elementi che colpiscono, nelle vicende su riportate, è che i fenomeni, in realtà, appaiono legati non alle immagini sacre ma ai proprietari: spesso essi si definiscono anche veggenti, altrettanto spesso asseriscono che non una soltanto ma diverse immagini di loro proprietà "piangono". Nonostante gli apologeti di turno esaltino spesso "la semplicità e l'umiltà" dei loro comportamenti e atteggiamenti, essi si presentano, di fatto, come creature d'eccezione, elette da Dio.

 


Agli occhi degli apologeti, i Gregori, proprietari della statuina di Civitavecchia, appaiono "una famiglia semplice, [...] obbediente al vescovo" [F. Ubodi, La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, Piemme, 2006, p. 21]. A proposito del "capofamiglia", Fabio, si sottolinea "il suo profondo rispetto per l'autorità della Chiesa" [R. Caniato, La Madonna si fa la stradaCivitavecchia, nel tempo di Maria, Ares, 2005, p. 14].

 


Ma, come vedremo, lo stesso Fabio ha affermato espressamente di essere stato definito da Dio un "tabernacolo vivente", da Gesù e dalla Madonna un "prediletto", nei colloqui che - a suo dire - essi intratterrebbero con lui.



È un errore pensare che le simulazioni, nell'ambito del misticismo, possano nascere solo da interessi economici. Uno studio in prospettiva storica e sociologica induce a ritenere che siano anzi più ricorrenti altre due motivazioni (che spesso sembrerebbero compresenti): un desiderio di riscatto personale e sociale, attuato richiamando l'attenzione su di sé, e il desiderio, esaltato ma reale, di svolgere un ruolo determinante nella difesa e nella diffusione della fede religiosa.
 

 


Una famiglia davvero unica

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Nel contesto storico precedentemente esaminato si inserisce, il 2 febbraio 1995, il fenomeno di Civitavecchia (che comunque non concluse la serie delle "lacrimazioni" italiane: essa anzi si intensificò tra febbraio e marzo, proprio a seguito dello spazio dato dalla stampa ai fatti di cui qui parliamo).

 


La famiglia Gregori vive a Pantano, località rurale a 10 chilometri da Civitavecchia, in provincia di Roma, ed è all’epoca costituita da Fabio, elettricista dell'Enel, e Anna Maria, casalinga, con i figli Jessica, di sei anni, e Davide di due.

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Tutti i membri della famiglia sostengono di essere veggenti; Anna Maria sin dal 1989 [cfr. A. M. Turi, Miracoli e segreti della Madonnina di Civitavecchia, Segno, 2006, pp. 28-29]. Il marito la definisce "capace di recitare, di notte, venti, trenta Rosari" [ivi, p. 29].

 


Ora riporterò varie dichiarazioni testuali dei membri della famiglia Gregori, in relazione a presunte esperienze che essi dicono di aver vissuto.

 


Una premessa riguardo alle fonti: come quasi sempre accade in questi casi, i libri che vengono pubblicati sono scritti esclusivamente da persone che credono nel fenomeno.

 


Le dichiarazioni in questione sono tratte da due testi di padre Flavio Ubodi (frate cappuccino, è stato vicepresidente della commissione teologica diocesana che ha indagato sui fatti) e da altri libri apologetici, scritti da diversi giornalisti.

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Il 15 maggio 1995, Fabio asserisce di aver sentito la voce di Gesù che gli dice:

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Sei uno dei miei prediletti, ti manderò un angelo per mostrarti ciò che deve accadere tra breve. [...] La mia venuta sarà molto presto.
[Ubodi, La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, cit. p. 66]

 


Il 4 giugno 1995 Fabio asserisce di aver sentito la voce di Dio che, con espressioni sintatticamente molto contorte, di fatto lo paragona a Gesù Cristo:

 

​

Nell'accettare la mia volontà divina ti ho posto la tua passione con la tua croce vicino alla Passione di mio Figlio Gesù.
[Ubodi, La Madonna di Civitavecchia: le apparizioni, i segni, il messaggio, Ares, 2023, p. 105]

 


Il 26 giugno 1995 sarebbe ancora Dio a parlargli:

 

​

Caro mio figlio, avendo accettato la mia volontà divina, Gesù è dentro te, sei diventato un tabernacolo vivente. [...] Vi ho scelti perché dalla vostra famiglia nascerà la strada nuova della nuova e vera famiglia di Dio.
[Ivi, p. 107]

 


Il 16 agosto 1995 la Madonna, parlando con Fabio, si dichiara preoccupata perché i Gregori si stanno impegnando troppo:

 

​

Dolci miei figli prediletti, sono molto preoccupata. Vi abbiamo scelti per un cammino di evangelizzazione, per aiutarmi a portare i miei figli smarriti a Gesù, e farvi crescere uniti nell'amore e nella famiglia. Vi state stancando in modo eccessivo. Dio non vuole questo.
[Ivi, p. 116]

 


Fabio racconta di essere stato assalito, nel luglio 1995, da un serpente e di averlo schiacciato con un bastone proveniente da Garabandal (luogo di presunte apparizioni mariane). Dopo, a suo dire, sarebbe successo questo:

 

​

[...] il serpente ucciso va in autocombustione, avvolto da una fiamma originatasi inspiegabilmente, all'improvviso, e scompare, si dissolve nel nulla, senza lasciare nessuna traccia.
[Luciano Regolo, Le lacrime della Vergine, Arnoldo Mondadori Editore, 2014, p. 76]

 


Dopo di che, Fabio asserisce di aver ricevuto questo messaggio dalla Madonna, il 16 luglio 1995:

 

​

Io sono la vostra Mamma celeste, io educherò la vostra famiglia perché il nostro Padre, Dio, rifonderà tramite voi, dolci figli, la nuova e vera famiglia di Dio. […]
Satana ti si è presentato davanti, come si presentò a me, in forma di serpente, e con la grazia divina a te concessa, lo hai ucciso, come lo ho ucciso io, tenendolo sottomesso sotto i tuoi piedi.
[Ubodi,
La Madonna di Civitavecchia: le apparizioni, i segni, il messaggio, cit., p. 110]

 


Anche Anna Maria viene paragonata alla Madonna. La donna asserirà di aver sognato, il 18 gennaio 1995, Gesù che diceva a suo marito Fabio:

 

​

Tu non piangerai per la mia misericordia, ma per la sua morte [di Anna Maria] il giorno della Candelora.
[Turi, op. cit., p. 56]

 


Il giorno della Candelora è quello in cui si verificò la prima "lacrimazione" della statuina e, come spiega il marito Fabio:

 

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Il sogno premonitore, secondo cui [Anna Maria] sarebbe morta il giorno della Candelora, in realtà era riferito alla Madonna. Quando la Vergine Maria e Giuseppe presentarono Gesù al Tempio, il 2 febbraio, la profezia predisse a Maria che una spada le avrebbe trafitto il cuore.
[Ivi, p. 66]

 


Jessica, ormai adolescente, asserisce:

 

​

[La Madonna] una volta mi è apparsa a scuola: ero seduta al mio banco quando ho sentito una voce che mi ha detto di andar fuori dell’aula con la scusa di dovermi recare al bagno. Poi, quando sono uscita fuori dalla classe, ho visto una ragazza bellissima, mai venuta a scuola mia. [...] Aveva i capelli castani, mossi, lunghi fino alle spalle, ed era vestita come noi: aveva una maglietta e un paio di pantaloni. Invece, quando Lei mi appare in casa, porta un manto celeste.
[Turi, op. cit., p. 131]

 


Riccardo Caniato riferisce:

 

​

In parrocchia ho raccolto un altro dato, che allarga il fronte dei veggenti. La fonte pure in questo caso è riservata. Ma chi ha parlato ne è assolutamente sicuro: anche il piccolo Davide avrebbe veduto Maria. La prima volta a tre anni, nel giardino.
[Caniato, op. cit., p. 145]

 


Fabio dichiara che la Madonna si congeda dicendo:

 

​

Vi chiedo scusa per il tempo che vi ho tolto.
[Turi, op. cit., p. 123]

 


E aggiunge:

 

​

Chiede scusa per il tempo che porta via a noi stessi, ai nostri interessi, alle nostre cose. Chiede scusa del tempo che porta via alla nostra famiglia.
[Caniato, op. cit., p. 163]

 

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Vediamo ora come si sono svolti i fatti.

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2 febbraio 1995: primo presumibile imbrattamento dall'esterno​​

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Madonnina di Civitavecchia, 2 febbraio 1995

La statuina, fotografata la sera del 2 febbraio 1995

 


Nel settembre del 1994, il parroco della chiesa di Pantano (nell'agro di Civitavecchia, come detto), don Pablo Martin, si reca in pellegrinaggio in Erzegovina ed acquista una statuina della Madonna di Medjugorje. Tornato a casa, la regala a Fabio e Anna Maria, che la collocano in una piccola nicchia in pietra, nel giardino di casa.
Nel pomeriggio del 2 febbraio 1995 prima Jessica e poi Fabio affermano di aver visto la statuina lacrimare sangue. Fabio va in chiesa a chiamare don Pablo.

 


Questa è la testimonianza del sacerdote [sottolineature mie]:

 

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Vidi subito due rivoli. […] Il rivolo iniziale, sulla guancia sinistra, appariva notevolmente deviato in contrasto con la legge di gravità; non era disceso in verticale. In una persona viva, questa traccia avrebbe significato che il rivolo sulla guancia destra e quello sulla sinistra, oltre a essere avvenuti in momenti diversi, avrebbero trovato la testa spostata, cioè in posizione diversa.
Ciò mi fece pensare che, se fosse stata opera di un artista, avrebbe potuto contravvenire distrattamente alla legge di gravità in favore dell’arte; se invece fosse stata opera di un falsario, mediante un contagocce, sarebbe stato impossibile, prima di tutto perché la statuetta era solidamente cementata e non la si poteva mettere inclinata per fare scorrere quel liquido con quel percorso, e poi, se fosse stata levata (e successivamente cementata e in gran fretta), il percorso del “sangue” in una guancia sarebbe stato, anche in questo caso, il medesimo percorso sull’altra. [...] L'aspetto era quello che tutti conosciamo del sangue coagulato da poco.
[Testimonianza scritta di don Pablo Martin, consegnata al vescovo e confermata davanti alla Commissione teologica diocesana il 29 marzo 1996, in Lacrime di sangue (con prefazione di V. Messori), SEI, 2005, p. 48]

 


In sostanza, il rivolo sinistro (ormai secco, come il destro) ad un certo punto assume un andamento anomalo, innaturale: la lacrima scende obliquamente fino all’orecchio, per poi riprendere l’andamento verticale.

 


Per rendersene conto è sufficiente guardare le fotografie, ma la magistratura lo verificherà scientificamente, grazie alla perizia richiesta dal sostituto procuratore Antonio La Rosa, che accerterà che "la superficie di gesso con le sue curve, le sue irregolarità e le sue porosità avrebbe dovuto far seguire alle lacrime di sangue (con una propria viscosità, una propria fluidodinamica) un percorso diverso sul volto della statua" [Magnani, op. cit., p. 184].

 


Le argomentazioni che don Pablo adduce per escludere, a tale proposito, l’ipotesi del dolo sono incomplete in maniera sconcertante, in quanto non viene considerata la spiegazione che, al contrario, renderebbe del tutto plausibile tale andamento irregolare: l’”imbrattamento” dall’esterno con un pennellino o una siringa, ad esempio.

 


Un secondo presumibile imbrattamento dall'esterno...​

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Il giorno dopo, 3 febbraio, don Pablo si reca a casa di Fabio. Leggiamo la sua testimonianza [sottolineature mie]:

 

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Il secondo giorno (3 febbraio, venerdì) mi recai più volte in casa di Fabio Gregori, senza che ci fossero fatti nuovi, fino alle 18,45. A quell'ora ritornavo dalla chiesa, insieme a Fabio, dopo aver preparato una festa di carnevale per i bambini. Fabio discese dalla macchina prima di me; quindi passai io davanti alla Madonnina, prima di entrare in casa, e mi fermai a dire un'Ave Maria e a osservare com'era. Non c'era nessuna novità. Entrai nella casa, dove trovai altre persone, non saprei dire esattamente chi né quante. Ci sedemmo in cucina. Dopo un po' (due o tre minuti), Fabio, che stava fuori a raccogliere legna per il camino, chiamò in fretta me e la moglie Anna Maria, perché - disse - la Madonnina stava piangendo un'altra volta.
[Testimonianza scritta consegnata da don Pablo Martin alla Commissione teologica diocesana il 7 ottobre 1995, in Lacrime di sangue, cit., p. 50]

 


L'orario è confermato dalla moglie di Fabio, Anna Maria: "Il giorno 3 febbraio alle 18:45 vengo chiamata da mio marito e vedo il formarsi di una lacrima [...]" [Testimonianza di Anna Maria Accorsi del 4 maggio 1995, ibidem].

 


Pertanto, secondo l'inequivocabile racconto di don Pablo, mentre Fabio è (da solo) in giardino, sulla statuina compare una macchia di sangue che pochissimi minuti prima (tre o poco più) non c'era. Questo è il racconto dello stesso Fabio:

 

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Il 3 febbraio alle 18,45 p. Pablo era venuto con 10 persone nella mia casa [...]. Io ne ho approfittato per prendere della legna per il camino. Mi sono voltato e ho visto che dalla parte destra, dall'occhio destro fuoriusciva liquido che formava una goccia a chiazza grande. Ho chiamato don Pablo e gli altri che erano in casa. Ci siamo inginocchiati e abbiamo notato che il liquido fuoriusciva dall'occhio destro.
[Testimonianza di Fabio Gregori del 6 maggio 1995, ivi, pp. 49-50]

 


Ma riprendiamo la testimonianza del parroco, don Pablo [sottolineatura mia]:

 

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Uscimmo tutti in gran fretta; la nicchietta della statua era illuminata (come l'avevo visto [sic] qualche minuto prima) dalle lampade elettriche di cui è dotata. […] Vidi che si era formata come una chiazza di sangue. […] Il tutto era proporzionato alle dimensioni della statua, quindi molto piccolo.
[Testimonianza scritta consegnata da don Pablo Martin alla Commissione teologica diocesana in data 7 ottobre 1995, ivi, p. 50]

 

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... e l'inizio delle percezioni illusorie

 

A questo punto, don Pablo aggiunge un elemento che è importantissimo, fondamentale, per capire quanto, in quelle condizioni, la percezione del movimento delle lacrime fosse soggettiva:

 

 

C'erano altre 7-8 persone che guardavano [...]. Io, alla distanza di un metro e mezzo o due metri, non ho potuto vedere un movimento di lacrime, mentre altri presenti affermavano di averlo visto.
[Ivi, p. 51]

 


Questa è la chiave di volta per comprendere buona parte di ciò che accadrà nei tre giorni successivi (dopo che, davanti alla nicchia, sarà posta una lastra di vetro).
Osservava opportunamente il quotidiano Il Messaggero:

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La statuetta [...] è alta 43 centimetri e il volto non va oltre i 4. Le gote sono di 2 centimetri ed è in questo spazio, più piccolo di una moneta da 100 lire, che diverse persone hanno notato scorrere le lacrime. Ma hanno visto attraverso un vetro, a una distanza - soprattutto dopo che il giardino dei Gregori è stato transennato - di almeno un metro e mezzo, e qualcuno addirittura di notte. Fino a che punto sono credibili quelle testimonianze?
[Giuseppe Baccarelli, Tregua fra vescovo e procuratore, "Il Messaggero", 13/4/1995, p. 8]

 


In condizioni di questo genere appare assolutamente normale che alcuni (e solo alcuni!) abbiano la sensazione di percepire movimenti in quelle macchie rosse. Del resto, lo stesso vescovo locale, mons. Girolamo Grillo, di fronte alla contraddittorietà delle testimonianze, dirà, in un'intervista televisiva: "Ognuno ha visto a modo suo" [Giuseppe Baccarelli, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, Edicomp, 1995, p. 49].


 

Madonnina dietro al vetro (Foto Ansa)
Fedeli in fila a Civitavecchia

Nella prima foto, la nicchia con la lastra di vetro appoggiata da Aldo Murgia, amico di famiglia dei Gregori, la sera del 3 febbraio; nella seconda foto, la fiumana di devoti che osservano la statuina da dietro alle transenne installate dal Comune la mattina del 5 febbraio.

 


Tra le migliaia di persone affluite sul posto fino al 6 febbraio, saranno 38 coloro che testimonieranno alla Commissione d’inchiesta diocesana di aver visto le lacrime in movimento (in tre quarti dei casi, di sera o di notte, quindi senza la minima luce solare).

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Risposte alle immotivate polemiche di UCCR (Parte 1 di 3) 

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La frase finale del paragrafo precedente è stata riportata tramite un virgolettato e criticata in un dossier apologetico sui fatti di Civitavecchia (rielaborazione di una versione precedente, del 2013, in cui non si faceva riferimento a me), pubblicato nel novembre 2024 sul blog di UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali).

 

 

Da premettere che, contro ogni prassi delle pubblicazioni sul web, UCCR non fornisce ai suoi lettori nessun link al mio articolo, pur citandolo più volte in tono immotivatamente polemico.

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Inoltre, l'articolo di UCCR è di fatto anonimo, essendo solo firmato collettivamente da una non meglio definita Redazione.

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​Ad ogni buon conto, l'occasione mi consente di ribadire e corroborare tutte le mie affermazioni sottoposte a critica. 

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Cominciamo.

 

 

Mi si obietta:

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Corvaglia non si accorge di auto-contraddirsi.

Poche righe sopra, infatti, lui stesso riportava correttamente la testimonianza scritta consegnata da don Pablo Martin alla Commissione teologica diocesana, nella quale ricordò che «la nicchietta della statua era illuminata dalle lampade elettriche di cui è dotata».

[Madonna di Civitavecchia: le lacrime e la scienza, UCCR, 15 novembre 2024]

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È esattamente questo il motivo per cui ho specificato "senza la minima luce solare". Altrimenti avrei scritto "senza la minima luce".

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Ma UCCR insiste:​​

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lo stesso Corvaglia, contraddicendosi ancora, sul suo blog pubblica la fotografia della prima lacrimazione, titolandola così: «La statuina, fotografata la sera del 2 febbraio 1995». Il volto della Madonna è perfettamente visibile, nonostante sia sera.

[Ibidem]

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Di sera le foto si fanno con il flash, la cui funzione è quella di rendere perfettamente visibile il soggetto fotografato, nonostante il buio o la poca luce.

 

 

In realtà, che la luce che illuminava la statuina fosse fioca si evince chiaramente da quanto dichiarato dagli stessi testimoni.   

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Il mariologo Stefano De Fiores, membro della commissione teologica diocesana sui fatti di Civitavecchia, scriveva [sottolineature mie]:

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Una bracciante agricola di 51 anni descrive in modo semplice quello che ha visto il 3 febbraio 1995 verso le ore 18 sotto la luce della lampada tascabile di padre Pablo:

Dall'occhio sinistro, lato dove mi trovavo, ho visto uscire una gocciolina che scendeva lentamente fino allo zigomo. La gocciolina mi sembrava sangue. Poi emozionata mi sono scostata e abbiamo pregato.

 

​[...] ​​Similmente un operaio metalmeccanico di 34 anni afferma: 

[...] Tra sabato e domenica [quindi la notte tra il 4 e il 5 febbraio, MC] - tra le ore 1,30 e le 2,30 circa - vi era molta gente che andava e veniva. Dicevano che stava lacrimando e anch'io mi sono avvicinato e aiutato da una pila anch'io ho notato il rivolo sulla destra che si stava allargando, differente da come lo avevo lasciato.

[Padre Stefano De Fiores, Fatto umanamente inspiegabile?, in Lacrime di sangue, cit. p. 94]

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Non mancano anche le testimonianze giornalistiche, come quella di una ragazza di 24 anni [sottolineatura mia]:

 

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Era buio pesto e nel giardino c'era parecchia gente: davanti alla nicchia erano sistemati dei lumini e ho usato un accendino per illuminare meglio il volto della statuetta. Ho visto una cosa strana, che non so spiegarmi: c'era una goccia sulla guancia sinistra che non veniva giù dritta ma si muoveva trasversalmente lungo la traccia rossa già esistente. Man mano che andava avanti si è assorbita e alla fine è sparita.

[Baccarelli, op. cit., p. 29]

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​Gli estensori dell'articolo rifiutano l'idea che a Civitavecchia sia stato messo in atto un inganno, sulla base di queste premesse non corrette:

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considerando che le fotografie dimostrano un aumento di sangue nel corso dei giorni, tale autore sarebbe stato anche un incredibile genio: mentre tutti erano vittime di suggestione collettiva riuscì ad imbrattare la statua superando il vetro posto a protezione, senza mai farsi vedere da nessuno delle centinaia di persone che affluirono giorno e notte (ci sono tante testimonianze di pellegrini o curiosi arrivati in piena notte nel giardino dei Gregori.

Questo fortunatissimo genio, fu poi talmente abile tecnicamente da riuscire a produrre artificialmente un fenomeno “artistico” decisamente credibile per almeno 3 volte.

[Madonna di Civitavecchia: le lacrime e la scienza]

​

 

Le macchie hanno certamente subito tre modifiche (tutte nel corso dei primi due giorni), ma, in realtà, sono tutte e tre spuntate in momenti in cui Fabio Gregori aveva a portata di mano la statuina, senza testimoni al di fuori della sua cerchia familiare o amicale.

 

 

Delle prime due "lacrimazioni" abbiamo già parlato.

 

 

La dinamica esatta e perfino l'orario della terza presunta lacrimazione (da ricondurre comunque alla serata del 3 febbraio) non sono chiari. 

 

 

​La relativa testimonianza è stata fornita solo da Fabio Gregori e da una coppia di amici e vicini di casa: "Questa lacrimazione viene testimoniata da Gregori Fabio, Murgia Aldo, Brancaleone Concettina" [Lacrime di sangue, cit., p. 27]. 

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​Il fatto si sarebbe verificato mentre si stava collocando la lastra di vetro davanti alla statua.

​

​

​​Naturalmente, nulla consente di escludere che il sangue della terza "lacrimazione" possa essere stato applicato in un momento di disattenzione della coppia di amici (e la grossa sbavatura sulla guancia destra della statuina, come vedremo, è compatibile con l'ipotesi di un'operazione condotta con particolare fretta).

​

​

​Da rilevare un'apparente incongruenza relativa all'orario.

​

​

​Andrea Tornielli, nel 1996, collocò la terza presunta lacrimazione "verso le 20.00" [Tornielli, Il mistero delle lacrime, Edizioni Segno, 1996, p. 26].  ​

Padre Flavio Ubodi, nel 2005, attingendo agli atti ufficiali della commissione di cui era stato vicepresidente, scrive che essa sarebbe avvenuta il "3 febbraio 1995, ore 21,15 circa" [Lacrime di sangue, cit., p. 27] (quest'orario è quello fornito anche da Anna Maria Turi nel 2006 [Turi, op. cit., p. 72], da Luciano Regolo nel 2014 [Regolo, op. cit., p 29], da Saverio Gaeta nel 2018 [S. Gaeta, Civitavecchia, San Paolo, 2018, p. 14]).

 

 

La questione non è del tutto secondaria, visto che la terza e ultima modifica rilevabile nella conformazione della macchia di sangue era già rilevabile alle 20:30, come stiamo per vedere. 

​

​​

​

Nessuna nuova traccia di sangue dopo il 3 febbraio

​

​​​​​​Sulla base delle 38 testimonianze, si arriverebbe ad un totale di tredici presunte lacrimazioni, fino alla notte fra il 5 e il 6 febbraio (tratteremo separatamente la quattordicesima).

​

 

In quei 38 sono compresi anche Fabio Gregori, sua madre Enrica Dell'Anno, sua moglie Anna Maria Accorsi, le sue zie Loredana e Luana Dell'Anno (che asserisce di avere assistito a due lacrimazioni), suo fratello Pietro Gregori (due lacrimazioni), sicuramente almeno un amico (Aldo Murgia, due lacrimazioni).

 


È da notare che anche altri testimoni avrebbero avuto la singolare fortuna di assistere a più d'una presunta lacrimazione: due per il signor Teodosio De Bonis e ben tre per il signor Luigi Lava.

 


Singolare poi anche il caso della dodicesima presunta lacrimazione, per la quale tre dei quattro testimoni hanno lo stesso cognome: Carlo, Francesco e Vincenzo Paielli [per l'elenco dei testimoni, cfr. Lacrime di sangue, cit., pp. 26-27].

 


In realtà, l’esame stratigrafico eseguito dalla magistratura smentirà la presenza di nuove macchie di sangue.

 

​

Come riportato da padre Flavio Ubodi, il perito fotografico incaricato dalla procura, nella sua relazione del 18 maggio 1995, scrive:

​

​

Dal giorno 2 febbraio 1995 al giorno 3 febbraio si riscontra un incremento delle macchie di colore rosso poste sul lato destro del volto della statuetta che non sembrano, comunque, avere origine dall'occhio ma, più precisamente, dallo zigomo del volto della Madonna; non risultano incrementi o modifiche sulla macchia relativa al lato sinistro del volto della statuetta; dal giorno 3 febbraio 1995 al giorno 28 marzo 1995 non ci sono state ulteriori variazioni sia della morfologia sia della tonalità delle macchie presenti sul volto della statuina.

[Ubodi, La Madonna di Civitavecchia: le apparizioni, i segni, il messaggio, cit., pp. 293-294]​

 

 

​​Della maggior parte delle lacrimazioni di cui si parla, non c'è traccia sulla statuina.

 


Il Messaggero del 13 aprile 1995 pubblicò due foto del 5 febbraio (mattina e sera) da cui era evidente che nulla era mutato nella conformazione dei rivoli rispetto ad altre foto del giorno 4:

Messaggero, 13 aprile 1995

 

 

Nell'articolo si legge:

 

​

A mettere in forse tante testimonianze sono le foto scattate tra il 2 e il 5 febbraio, e in gran parte già in mano alla polizia. Da un certo punto in poi - nonostante le asserite lacrimazioni - le macchie di sangue sulle guance della Madonna non sarebbero più cambiate né per estensione né per intensità di colore.
[Giuseppe Baccarelli, Tregua fra vescovo e procuratore, "Il Messaggero", 13/4/1995, p. 8]

 

​

​​Quella che segue è una foto scattata, appunto, il 3 febbraio alle 20:30 (sia la seguente che le successive immagini del presente paragrafo sono tratte dal volumetto di padre Ubodi La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, Piemme, 2006):

3 febbraio 1995

Ubodi, 2006, ​tavola illustrata n. 2 (dettaglio), con didascalia originale.

 

 

Da notare che anche la nuova chiazza di sangue sulla guancia destra ha una forma che fa pensare ad un imbrattamento dall'esterno e non ad una colatura dall'occhio.

 


Quest’altra risale al 4 febbraio, in serata:

​
 

4 febbraio 1995

Ubodi, 2006, ​tavola illustrata n. 3 (dettaglio), con didascalia originale.​​

 

 

Ed ecco un mio ingrandimento dell'immagine precedente:

​

​

4 febbraio 1995, ingrandimento

​


La mattina del 6 febbraio la statuina viene asportata per essere successivamente data al vescovo, per i dovuti accertamenti. Quest’altra foto fu scattata il 10 febbraio, nella residenza del vescovo. Come si vede, dal 3 febbraio alle 20:30 al 10 febbraio non appare alcuna differenza:

​

​

10 febbraio 1995

Ubodi, 2006, ​tavola illustrata n. 4 (dettaglio), con didascalia originale.

 

​

Eppure la maggior parte delle 14 presunte lacrimazioni sarebbero avvenute proprio in quel lasso di tempo.

 

 

La Commissione d’inchiesta infatti accertò che c’erano testimoni che affermavano di aver visto lacrimazioni il 3 febbraio alle 21:15; il 4 febbraio alle 19:30 e alle 23:30; il 5 febbraio ai seguenti orari: 1:15, 2:30, 8:45, 9:45, 12:30, 14:40, 20:40; il 6 febbraio alle 4:50 [cfr. Lacrime di sangue, cit., p. 27]. Nella maggior parte dei casi, di sera o di notte, quindi.

 

​

Anche nel libro apologetico di Andrea Tornielli si ammette:

 

​

In un arco di tempo in cui decine di persone affermano di avere visto più volte gli occhi della piccola statua lacrimare, la forma e le dimensioni dei sottilissimi rigagnoli rossi non sono mutate.
[Tornielli, Il mistero delle lacrime, cit., p. 46]

 


È chiaro che tra una prova oggettiva e delle dichiarazioni non verificabili deve prevalere la prima. Quindi, si dovrebbe dedurre che chi ha dichiarato di averle viste (da una certa distanza, su una statua molto piccola, perlopiù con poca luce) si è ingannato.

 


Del resto, si chiedeva all'epoca Luigi Garlaschelli, del Cicap:

 

​

Perché, se davvero si voleva (o si poteva) sostenere il miracolo, non è stata messa in una teca di vetro sigillata e poi filmata?
[Ugo Cubeddu, "Perché nessuno ha filmato le sue lacrime?" chiedono i ricercatori del comitato antimaghi, "Il Messaggero", 13/4/1995, p. 8]

​

 

​

Risposte alle immotivate polemiche di UCCR (Parte 2 di 3)

​​​

​​Gli estensori dell'articolo di UCCR pubblicano tre foto della Madonnina insanguinata (2, 3, 4 febbraio) tratte dall'edizione del 2023 del volume di padre Ubodi.

 

​

Propongo qui direttamente la fonte originale (F. Ubodi, La Madonna di Civitavecchia: le apparizioni, i segni, il messaggio, Ares, 2023):

​

​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

Foto della Madonnina pubblicate da padre Flavio Ubodi

​​​​​​

​

A proposito del sottoscritto, gli anonimi estensori dell'articolo scrivono però queste stupefacenti frasi: 

​​

​

Corvaglia pubblica sempre la stessa fotografia, quella più famosa risalente al 4 febbraio 1995, pur retrodatandola erroneamente ai giorni precedenti.

Nonostante abbia letto (e citato) tutti i libri di indagine svolti su Civitavecchia, com’è possibile che gli siano sfuggite proprio le fotografie risalenti al periodo tra il 2 e il 4 febbraio? È alquanto sospetto...

[Madonna di Civitavecchia: le lacrime e la scienza]

​

​

​Ci sarebbe quindi una foto (sempre la stessa) del 4 febbraio da me "erroneamente" presentata più volte come risalente ai giorni precedenti? Cosa vuol dire una frase del genere? Ma dove mai? 

​

​

​​Per cominciare, ho pubblicato la foto della sera del 2, come da loro stessi ammesso. 

​

​

Poi ho pubblicato (vedere il paragrafo precedente) una foto del 3 febbraio alle 20:30, una del 4 febbraio in serata e una del 10 febbraio, con le didascalie originali di padre Ubodi, indicanti la data (ed eventualmente l'orario).

 

​

A scanso di equivoci, ho ora indicato la fonte sotto ciascuna di esse, ma avevo già indicato in premessa, sin dalla versione originaria del presente articolo, risalente al 2008, che le foto in questione sono tratte dal volumetto di padre Flavio Ubodi La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, Piemme, 2006. 

​​​

 

​Non ho datato nulla. E di conseguenza non posso nemmeno aver retrodatato nulla. 

​

​

Confermo pertanto la rigorosa correttezza delle foto e delle date da me pubblicate.

​

​

Nel mio articolo mancava solo la foto della seconda "lacrimazione", per un motivo molto semplice. 

​​

​

L'edizione del 2006 del libro di padre Ubodi contiene 8 tavole illustrate, ma in nessuna di esse è presente una foto della seconda "lacrimazione".

 

 

Come ho ora potuto verificare tramite una ricerca mirata, tale foto è stata inserita da padre Ubodi solo a partire dall'edizione del 2010, contestualmente al cambio della casa editrice, da Piemme ad Ares (La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, Ares, 2010).

​​​​

​​

*****

​​

​​

​​In riferimento alla sbavatura presente sulla guancia destra, che è un chiarissimo segno di imbrattamento dall'esterno, gli anonimi estensori dell'articolo scrivono:

​

 

La verità su quella sbavatura è che fu prodotta da una donna di Viterbo, psicologicamente disturbata e identificata dalla polizia, che il terzo giorno dopo la prima lacrimazione si recò nel giardino dei Gregori e cercò di distruggere la statua, riuscendo ad asportare con le dita parte del sangue presente sulla guancia.[Madonnina di Civitavecchia: le lacrime e la scienza]

​

​​

Come si vede da questo screenshot, gli estensori dell'articolo rimandano a due pagine (42 e 98) del libro di Riccardo Caniato:​​​​​​

​

​

Screenshot del sito UCCR

 

 

​Tuttavia, in quelle pagine di quel libro apologetico è scritto esattamente il contrario, in quanto si smentisce quella vecchia e inverosimile teoria:

​

​​

È stato lo stesso Fabio Gregori, avendo informato il parroco, a chiamare il 113 dopo che una donna di Viterbo, visibilmente disturbata, ha cercato di rompere la statuina ed è riuscita ad asportare il sangue con le dita: "L'oltraggio ha provocato un'impercettibile sbavatura nella lunga lacrima che scendeva lungo la tunica verso il cuore, e non sulla guancia destra, come è stato erroneamente scritto". La precisazione è del proprietario della statua, che ha assistito alla scena, rimanendone scosso. 

[Caniato, op. cit., p. 42] 

 

​​[...] nei libri che hanno preceduto il nostro  si è ritenuto che la sbavatura sulla guancia destra della Madonnina, riscontrabile sulle foto più diffuse, fosse stata causata dalla donna che il terzo giorno le ha arrecato oltraggio; mentre, nel resoconto di Fabio Gregori, ella è riuscita a sfiorare solamente il sangue sulla veste.

[Ivi, p. 98]

​

 

Ecco le due pagine del libro di Caniato:

​​​

​​​

​

Pagina 42 del libro di Caniato
Pagina 98 del libro di Caniato

 

 

Del resto, come abbiamo visto, la sbavatura è rilevabile già nella foto scattata il 3 febbraio alle 20:30 (pubblicata sopra), quindi prima del terzo giorno.

​

​

​​

Gli esami tecnico-scientifici effettuati

​

Il 10 febbraio 1995 il vescovo, mons. Grillo, porta personalmente la statuina al Policlinico Gemelli e la consegna ai professori Angelo Fiori e Giancarlo Umani Ronchi (entrambi medici legali).

​​

​

Rimarrà lì in custodia fino al 28 febbraio, quando viene diffuso il referto: la Tac ha evidenziato che essa non contiene marchingegni, mentre il sangue sul suo volto è umano e di sesso maschile.

​

​

La statuina viene restituita al vescovo. Più precisamente viene riposta in un armadio che si trova nella stanza di una suora romena, Tereza Duma, che presta servizio presso la residenza di mons. Grillo.

​

​​

​

Quattordicesima presunta "lacrimazione": il vescovo si ricrede

​

Il vescovo, nelle prime settimane, non aveva nascosto il proprio marcato scetticismo nei confronti della vicenda.

​

​

Tuttavia, ricevette due telefonate (11 e 23 febbraio) dal Segretario di Stato vaticano, card. Angelo Sodano, che, per conto di Giovanni Paolo II, lo invitava a “non essere troppo scettico”.

​

​

Pertanto, negli ultimi giorni di febbraio, mons. Grillo iniziò a cambiare atteggiamento, come lui stesso riconosce: “dopo l’intervento del Papa, il mio scetticismo iniziale comincia a crollare” [G. Grillo, La vera storia di un doloroso dramma d'amore. La Madonnina di Civitavecchia, Shalom, 2011, p. 53].

​

La suggestione – a quanto pare - inizia a fare effetto. Il 7 marzo, il vescovo, dopo aver assistito ad una puntata della trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto? (alquanto critica nei confronti della vicenda della Madonnina di Civitavecchia), annota nel proprio diario:

​

​

La statuina della Madonna – curioso a dirsi – dopo la trasmissione ci è apparsa più grande, luminosa e bellissima. Cosa sarà mai? Illusione? Allucinazione? C’era anche mia sorella, oltre le suore.

​

​

E poi aggiunge:

​

​

Certo la mia fede non ha bisogno di queste cose, anche se ho l'impressione che, in questa vicenda, ci possa essere un po' di soprannaturale. Altrimenti, perché mai il Papa credente?
[Gaeta, op. cit., p. 25]

​

​

Antonio Arena

Il 15 marzo, alle ore 8:15, il vescovo, in compagnia della propria sorella, Grazia Maria (che desidera pregare davanti alla statuina) e del marito di quest’ultima, Antonio Arena (nella foto, tratta dal libro di Giuseppe Baccarelli, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, Edicomp, 1995), si reca nella stanza di suor Tereza.

​

​

Dopo che il prelato ha preso la cesta in cui era stata riposta la statuetta e, tenendola in posizione orizzontale, ha iniziato a pregare con gli occhi socchiusi, il cognato (anziano e molto miope) ritiene di percepire la presenza di alcune gocce fresche sul piccolo volto della Madonnina e, in preda all'emozione, lo fa presente agli altri presenti.

Anch'essi (il sessantaquattrenne vescovo, sua sorella e la suora) riterranno di percepire i segni di una lacrimazione.

 

 

E' stato osservato che grumi di sangue coagulato potrebbero rilasciare del siero, ma non bisogna dimenticare alcuni particolari fondamentali: la statuina in questione, molto esile, era stata solo parzialmente ripulita (al momento dell'effettuazione delle analisi scientifiche) del sangue che l'aveva macchiata. E' quindi possibile che il vescovo e gli altri tre testimoni si siano suggestionati a vicenda, scambiando per sangue fresco in movimento ciò che in realtà era solo quel che restava delle vecchie macchie. Le stesse parole del vescovo (intervistato da Giuseppe De Carli nel marzo 2010 per Rai Vaticano) inducono a supporlo:

​​
 

 

 

Una prima considerazione sulle parole del vescovo: il fatto che i fazzolettini usati in occasione di precedenti "lacrimazioni" (non si sa bene quali) non contenessero tracce di sangue è del tutto naturale: in occasione della prima, il sangue, quando è stato visto da testimoni esterni, era già raggrumato; lo stesso discorso vale per la seconda, anche se qualcuno, smentito però da don Pablo, ha avuto l'impressione che il sangue si muovesse; dal 4 febbraio, come abbiamo visto, il fenomeno ha verosimilmente avuto carattere puramente illusorio.

 


Quanto alla presunta lacrimazione avvenuta nelle mani del vescovo, come si è potuto sentire, la direzione seguita dalla "lacrima" non era quella che sarebbe stata naturale data la posizione, in quel momento, orizzontale della statuina.
A rafforzare l'ipotesi della suggestione, vi sono alcune contraddizioni nelle testimonianze.

 


Suor Tereza parla di un unico rivolo:

 

​

Ho visto un rivolo sovrapporsi al precedente e scorrere giù giù.
[Testimonianza di suor Tereza Duma resa davanti alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, in Lacrime di sangue, cit., p. 53]

 


Il cognato del vescovo, Antonio Arena, dichiarerà:

 

​

[...] oltre che a destra anche a sinistra vedo una parte rifiorire [...]. Ho visto 3 o 4 rivi.
[Testimonianza di Antonio Arena resa davanti alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, ibidem]

 


Il vescovo vede solo "sulla guancia destra, una grossa lacrima di sangue, la quale poi lentamente incominciò a scendere fin sotto il collo della statua, per qualche minuto e per qualche cm" e aggiunge che sua sorella [sottolineatura mia] "toccò il sangue con un dito, che le si macchiò per qualche minuto" [testimonianza scritta del vescovo mons. Girolamo Grillo, consegnata alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, ivi, p. 52].

 


Ma, nel suo libro La vera storia di un doloroso dramma d'amore, lo stesso mons. Grillo, contraddicendosi, scriverà [sottolineatura mia]:

 

​

In quel trambusto, mia sorella toccò il sangue della Madonnina, macchiandosi il dito; sangue che, dopo qualche istante, evaporò.
[Grillo, op. cit., p. 61]

 


Non basta. La sorella del vescovo, stranamente, sembra affermare, invece, che il sangue sarebbe scomparso dalla statuina e non fa riferimento al proprio dito (si riporta qui integralmente la parte di testimonianza che è stata pubblicata):

 

​

Si vede un rivo come un capello, scendere dall'occhio fino sotto il collo... Io tocco il rivolo e il puntino sul viso si allarga... Il sangue diventa piano piano sempre più chiaro fino a scomparire.
[Testimonianza di Grazia Maria Grillo resa davanti alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, in Lacrime di sangue, cit., p. 53]

 


Per capire l'atmosfera che c'era in quella stanza, è utile leggere quello che scrive il vescovo:

 

​

Mia sorella mi disse che, mentre la Madonnina lacrimava, la piccola statua era diventata come una ragazza meravigliosa che io tenevo tra le mani e che da essa promanavano fasci di luce. Personalmente, a dire il vero, non vidi nulla e, a tale riguardo, rimango ancora alquanto scettico.
[Grillo, op. cit., p. 62]

 


Monsignor Grillo ha un malore per l'emozione. Viene pertanto chiamato il suo cardiologo, il dottor Marco Di Gennaro, il quale, verosimilmente partecipe dell'emozione per quanto gli è stato riferito, "constatò che la statuina che di solito aveva tracce di color marroncino sfumato, si presentava con due fili rosso brillante lunghi 2 o 3 cm" [Verbale della Commissione teologica del 9 marzo 1996, ivi, p. 54].

 


In questo modo, il dottore contraddice però sia il vescovo, sua sorella e suor Tereza (che hanno visto un solo rivolo fresco), sia Antonio Arena (che ne ha visti "3 o 4").

 


Sarebbero state utili delle foto (o una ripresa con una videocamera, visto che il vescovo affermò che il fenomeno fosse durato alcuni minuti), ma, intervistato per la trasmissione Speciale Mixer, a cura di Enrico Malatesta (andata in onda su Rai 3 il 12 febbraio 1997), mons. Grillo dichiarerà:

 

​

Confesso di non aver pensato di chiamare un fotografo per scattare qualche istantanea. Nessuno ci pensò.
[Enrico Malatesta (con mons. Girolamo Grillo), Le lacrime di Civitavecchia, Mimep-Docete, 2019, p. 43]

 


Il 23 marzo il vescovo, nel proprio diario, scrive di essere “ancora assalito da forti dubbi sulla realtà della lacrimazione” [Grillo, op. cit., p. 65].

 

 

La "tenue impressione" del professor Umani Ronchi

​

Il 28 marzo, cioè tredici giorni dopo la presunta lacrimazione nelle mani del vescovo, è previsto un nuovo prelievo di tracce ematiche dalla statuina (nell'ambito dell'inchiesta che la Procura ha nel frattempo aperto, con l'ipotesi di reato di "truffa" e "abuso della credulità popolare").

 


Oltre al pm Antonio Larosa, sarà presente il prof. Umani Ronchi, il quale farà subito presente una sua impressione. Così il professore la riferisce, nello stesso 1995, in un'intervista con Enrico Deaglio:

 

​

Andai a casa del vescovo e devo dire che, rispetto ai miei ricordi, la traccia di sangue sul volto della statuetta mi sembrò cambiata. Mi sembrò più lunga, che arrivasse fino alla mandibola. Quando andai alla trasmissione di Lorenza Foschini, Misteri, io dissi, forse incautamente, di questa mia sensazione e fui presentato come un altro testimone della lacrimazione della Madonna. Ma è stata un'esagerazione. Forse ho sbagliato a rivelare quella mia tenue impressione, che comunque non ha alcun valore.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi in Enrico Deaglio, Bella ciao, Feltrinelli, 1996, p. 35]

 


In seguito, però, la "tenue impressione" diventerà "netta sensazione":

 

​

Io ebbi ed ho tuttora la netta sensazione che l'immagine che ho trovato a casa del Vescovo non fosse quella che avevo lasciato dopo aver effettuato l'ultimo prelievo di sangue.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi in Anna Maria Turi, Miracoli e Segreti della Madonnina di Civitavecchia, Edizioni Segno, 2006, p. 98]

 


Si consideri anche che il professore non vedeva la statuina da un mese (28 febbraio). Pertanto, i suoi ricordi potevano, naturalmente, essere imprecisi.

 


Non è peraltro chiaro se, nel momento in cui ebbe quell'impressione, egli avesse già saputo della nuova presunta lacrimazione.

 


Il vescovo non ne aveva ancora parlato pubblicamente e, in un'intervista con il vaticanista Lucio Brunelli, pubblicata nel numero di maggio 1995 del mensile 30Giorni, affermerà di avere informato il professore solo dopo che questi aveva espresso la sua sensazione.

 


Tuttavia, il 6 novembre 1995 Umani Ronchi dichiarerà al giornalista cattolico Andrea Tornielli:

 

​

[...] c'era anche una colorazione leggermente diversa che differenziava il sangue più vecchio da quello che si poteva presumere più recente. Io ero stato già avvertito dal vescovo del fatto che il fenomeno si era ripetuto.
[Tornielli, Il mistero delle lacrime, cit., p. 49]

 


Il pm Larosa, secondo quanto ricorda lo stesso professore, sottolineò, invece, che le macchie presenti sulla statuina apparivano artefatte, non originandosi dagli occhi:

 

​

...le macchie "non sembrano avere origine dall’occhio” ma dallo “zigomo” e a sinistra “di poco sopra la palpebra”.
[Lettera del prof. Umani Ronchi a mons. Grillo del 13 giugno 2001, in Caniato, op. cit., p. 100]

 


Il prof. Umani Ronchi avrebbe voluto che si effettuassero due distinti prelievi (sul vecchio e sul presunto nuovo rivolo) ma, con suo disappunto, non si tenne conto del suo parere.

 


Il nuovo prelievo venne effettuato dal dottor Aldo Spinella, della Criminalpol, e determinò la cancellazione di parte dei rivoli presenti, rendendo così impossibile un'analisi obiettiva della presunta nuova macchia.

​

​

28 marzo 1995

Ubodi, 2006, ​tavola illustrata n. 4 (dettaglio), con didascalia originale.

​

 

Il successivo 4 aprile il professor Umani Ronchi, ospite della trasmissione Misteri su Rai 2, in riferimento alla presunta lacrimazione nelle mani del vescovo, dice: "Autorevoli testimoni mi hanno spiegato che la statuetta ha lacrimato ancora" [Tornielli, Il mistero delle lacrime, cit., p. 30].
Il giorno dopo il vescovo conferma al Tg1: "E' vero, la Madonnina ha pianto tra le mie mani" [ibidem].

 

 

Il coinvolgimento emotivo del professor Umani Ronchi e le fantasie di Fabio Gregori

​

I sostenitori dell’autenticità del fenomeno attribuiscono una certa importanza alla "tenue impressione" (come da lui stesso definita) del professor Umani Ronchi, per rafforzare in qualche modo le dichiarazioni del vescovo, della sorella, del cognato e della suora, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.

 


In realtà, abbiamo visto che il professore, facendo affidamento sui suoi ricordi risalenti ad un mese prima, poteva certamente ricordare in maniera imprecisa quali placche di crosta fossero state asportate e quali no.

 


Peraltro, nei libri scritti dai sostenitori dei fatti di Civitavecchia, viene ripetuto immancabilmente un dato, che non corrisponde a verità: si asserisce che il professor Umani Ronchi fosse un “laico”, nel senso, ovviamente, di “non credente” (e, quindi, naturalmente motivato a portare al massimo lo spirito critico, di fronte ad un suo ricordo che, seppure indirettamente, sembrava avallare un evento prodigioso come la presunta lacrimazione nelle mani del vescovo).

 


Il primo a scriverlo fu lo stesso vescovo, il quale annotava nel proprio diario, il 24 febbraio 1995, un episodio accaduto durante l’analisi radiografica a cui fu sottoposta la statuina:

 

​

Ad un certo punto, il laico professore Umani Ronchi, ivi presente, mi ha detto: “Monsignore, ha notato quanto fosse bella la statua alla radiografia? Era luminosa; sembrava tutta soffusa da un’aureola”.
[Grillo, op. cit., pp. 51-52]

 


Nell'aprile 1995, nell'intervista al mensile 30Giorni, mons. Grillo afferma:

 

​

Quando io chiesi al professor Umani Ronchi, che è un laico, non è un cattolico, se la statuina che le (sic) mostravo fosse nelle stesse condizioni di quella da lui esaminata al Gemelli, rispose di no. "Qui è accaduto qualcosa di diverso, c'è una nuova lacrimazione", mi disse.
[Dall'intervista di Lucio Brunelli con mons. Girolamo Grillo pubblicata sul numero di maggio 1995 del mensile 30Giorni, in Tornielli, Il mistero delle lacrime, cit., p. 73]

 


Andrea Tornielli parla del "laico Umani Ronchi" [ivi, p.22]. Riccardo Caniato lo definisce “dichiaratamente laico” [Caniato, op. cit., p. 60]. Per padre Flavio Ubodi, Umani Ronchi è “di convincimenti laici” [Ubodi, La Madonna di Civitavecchia: le apparizioni, i segni, il messaggio, cit., p. 48].

 


E allora perché, in un'intervista realizzata da Antonello Sette e pubblicata sul settimanale Epoca il 12 marzo 1995, il professor Umani Ronchi, medico legale, sentiva il bisogno di lanciarsi in giustificazioni teologiche per il carattere maschile del sangue rinvenuto sulla statuina?
L'intervistatore domandò: "E il sesso, imprevedibilmente maschile?". Il professore rispose:

 

​

Sono legato al segreto professionale che mi è imposto dal vescovo mandante. Posso solo dire che l'identificazione del sesso è certa e che, se fosse davvero il sangue di un uomo, nessuna ombra sarebbe gettata sul possibile miracolo. E' Cristo che ha versato il sangue per l'umanità più che la Madonna.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi, "Epoca", 12/03/1995, in Stefano Rizzelli, I segreti del sacro, Newton Compton, 1999, p. 70]

 


In realtà, solo per ripristinare la correttezza dell’informazione, Umani Ronchi era un cattolico praticante, come da lui stesso dichiarato nel video seguente: si tratta di un’intervista (realizzata dal giornalista free-lance Enzo Coletta) che fa comprendere come la Madonnina di Civitavecchia avesse già toccato l’emotività del professore, in occasione del su citato episodio legato alla radiografia sulla statuina (pur trattandosi di un episodio di per sé banale, come lo stesso professore ammette onestamente):

​

​

 

 

Il racconto di Umani Ronchi consente poi, indirettamente, di evidenziare inconfutabilmente la tendenza di Fabio Gregori all’affabulazione.

 


Nel giugno 2016, a 21 anni di distanza dai fatti, Fabio Gregori, infatti, ispirandosi evidentemente al banale episodio raccontato dal vescovo e dal professor Umani Ronchi (ma riferendolo alla Tac e non alla radiografia), dichiara al settimanale di Comunione e Liberazione Tempi:

 

​

Mentre la statua stava per essere sottoposta alla Tac da un [sic] équipe del Gemelli emanò una luce così potente da illuminare tutta la stanza, abbagliando i medici e i periti presenti.
[Benedetta Frigerio, A casa della Madonnina di Civitavecchia, "Tempi.it", 25/6/2016]

 


La giornalista che ha scritto l'articolo (Benedetta Frigerio, figlia del dottor Luigi Frigerio, il ginecologo co-fondatore dell'Associazione Regina della Pace, costituita negli anni Ottanta da membri di Comunione e Liberazione per studiare con intenti chiaramente apologetici la fisiologia dei veggenti di Medjugorje durante le presunte apparizioni) riporta la dichiarazione senza nessun commento e senza muovere nessuna tra le obiezioni possibili.

 


Va da sé che, nei 21 anni precedenti, nessun medico o perito presente all'esame risulta aver mai dichiarato ciò che Gregori ha affermato.
 

 


Il vescovo scopre che le "lacrimazioni" possono essere percezioni illusorie

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I procuratori Antonio Albano e Antonio Larosa dispongono, il 6 aprile 1995, in vista di ulteriori accertamenti, il sequestro preventivo della statuina, che viene collocata, sempre nella residenza del vescovo, in un armadio a cui vengono apposti i sigilli. Lì rimane fino al 18 dello stesso mese, quando il legale della famiglia Gregori, Bruno Forestieri, ottiene il dissequestro.

 


Pertanto, una volta effettuati, alla presenza del commissario capo Luigi Frisina, i rilievi fotografici, che evidenziano la presenza delle stesse macchie di sangue già esistenti al momento del sequestro (quindi nessuna lacrimazione è avvenuta nel frattempo), la statuina viene restituita al vescovo.


 

Il vescovo porta la Madonnina in parrocchia
Il vescovo Grillo con la Madonnina

 

 

Mons. Grillo il 17 giugno 1995 la consegna solennemente alla parrocchia di Sant’Agostino (nelle foto, due momenti della cerimonia): viene collocata in una nicchia in pietra, protetta da un vetro, che riproduce fedelmente quella di casa Gregori (da rilevare che tutto ciò è stato fatto oltre un anno prima che la stessa commissione d'inchiesta diocesana si pronunciasse sul caso).

 


È interessante il fatto che lo stesso vescovo Grillo, il giorno dopo la consegna della statuina alla parrocchia, abbia avuto modo di rendersi conto di quanto fosse facile essere suggestionati dalle macchie presenti sulla statuina.

 


Ci fu infatti una piccola ondata di persone che dicevano di vedere lacrimazioni, di cui, però, non c'era traccia:

 

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"Le chiavi della teca blindata sono soltanto due: una ce l'ho io e la seconda la conserva una persona fidatissima. Quindi non sarebbe difficile verificare una nuova, eventuale lacrimazione. Così se non si vede niente attraverso il vetro è inutile continuare a dire sciocchezze. Io sono andato a Sant'Agostino a mezzogiorno e devo dire che non c'è niente di nuovo".
L'ennesimo invito alla prudenza del vescovo di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo, cade nel vuoto. Alle 13.25, un signore in jeans si affaccia tutto concitato sul sagrato della chiesetta di Pantano: "Venite, venite, la Madonnina ha pianto di nuovo". Partono a razzo quattro troupe: Tg1, Tg2, Tg4, Tg5. "E' vero, è vero - dice Maria Teresa Martini, un'anziana pellegrina di Orte -. Stavo pregando davanti alla nicchia. Quando ho alzato gli occhi una lacrima più rossa delle altre è sgorgata dall'occhio sinistro della statuina e ha percorso la guancia". Gli altri fedeli, una ventina, singhiozzano e recitano ad altissima voce il rosario. [...]
Monsignor Grillo, subito informato, è lapidario: "Non so, sarà l'effetto della luce, il vetro fa brutti scherzi. Succede anche con le telecamere: si può avere l'impressione che le macchie marroni siano più grandi. Invece è tutto come prima".
[Dino Martirano, "La Madonnina ha pianto di nuovo", "Corriere della Sera", 19/6/1995, p. 13]


 

Madonnina di Civitavecchia ripulita

In seguito, la statuina è stata (per quanto possibile) ripulita dei rivoli di sangue. E sono terminate anche le suggestioni di chi credeva di vedere il sangue muoversi (nella foto, un primo piano del volto della statuina, così come appare dopo le operazioni di pulizia).


 

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L'esame del DNA non effettuato e l'archiviazione della Magistratura

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Dopo la restituzione della statuina al vescovo, la magistratura ha continuato comunque il suo lavoro e il 29 aprile 1995 Fabio Gregori e tutti i suoi parenti diretti di sesso maschile ricevono dalla Procura una convocazione per essere sottoposti ad un prelievo coattivo di sangue, da confrontare con quello rilevato sulla statuina.

 


I Gregori, consigliati dal loro avvocato, si rifiutano e affermano che obbedirebbero solo qualora glielo chiedesse la Chiesa. Presentano ricorso fino alla Corte Costituzionale, che il 9 luglio 1996 sancisce che nessuno può essere costretto a subire un prelievo di materiale biologico.

 


L’avvocato della famiglia, Bruno Forestieri, nel 1996 giustificherà la presa di posizione affermando che “i consulenti della Criminalpol avevano isolato solo 5 polimorfismi comuni al 95% della popolazione mondiale” [Caniato, op. cit., p. 95].

 


Naturalmente, sarebbe ridicolo pensare che gli inquirenti volessero sottoporre i Gregori a un test di questo genere.
Infatti, le cose stanno in maniera diversa.

 


Già il 5 maggio 1995 il Corriere della Sera riportava:

 

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Messo a confronto con le tabelle fornite dall'Fbi, il Dna delle lacrime "versate" dalla statuetta è risultato di tipo abbastanza comune: cioè quello che appartiene agli individui di sesso maschile nella percentuale di uno su 50 mila abitanti.
[Dino Martirano, Madonnina: "indaga" il vescovo, "Corriere della Sera", 5/5/1995, p. 17]

 


La polizia, infatti, stava considerando anche un altro parametro, del tutto diverso da quello a cui fa riferimento l'avvocato (ringrazio, per i chiarimenti scientifici di ordine generale fornitimi, nel febbraio 2009, uno dei principali laboratori specializzati in Genetica e Biologia Molecolare a livello internazionale, il Genoma di Roma, nella persona della cortese dott.ssa Maura Menaglia).

 


Nella propria perizia, resa nota dalla procura il 15 aprile 1995, il dottor Spinella, capo della sezione Indagini biologiche della Criminalpol, scrive:

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Nei nostri laboratori siamo andati oltre il Dna nucleare individuato dai professori Umani Ronchi e Fiori, e abbiamo determinato quello mitocondriale. Confermo le sue caratteristiche maschili. Si tratta di un Dna abbastanza diffuso, diciamo uno a 50.000.
[Caniato, op. cit., p. 87]

 


A questo punto, il prof. Umani Ronchi (designato come uno dei periti per il caso dalla Procura, su indicazione della Curia) dichiara:

 

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Sono molto, molto perplesso. Eravamo d'accordo che ci si dovesse sentire per questi esami. Il dottor Spinella era soltanto il consegnatario del sangue prelevato dalla Madonnina, sul quale avremmo dovuto poi effettuare insieme i test. Vengo invece a sapere dai giornali che questi esami sarebbero già stati consegnati alla magistratura.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi, in Tornielli, Il mistero delle lacrime, cit., p. 38]

 


In ogni caso, "il 27 maggio i tre periti Spinella, Fiori e Umani Ronchi, abbandonate le polemiche, consegnano la perizia alla Procura" [ivi, p. 42].

 


Il dottor Spinella ha ribadito, anche molti anni dopo, quanto già detto all'epoca: essendo stato sequenziato ed estratto il DNA mitocondriale della traccia di sangue, il confronto avrebbe fornito risultati attendibili.
Ecco, ad esempio, alla fine del seguente breve video, quanto da lui dichiarato nel corso di un'intervista realizzata da Elisabetta Castana per la trasmissione di Rai 3 La Storia siamo noi (21 marzo 2013):

 

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Bisogna comunque prendere atto del fatto che l'esame avrebbe dato un risultato di tipo probabilistico e, a quanto sembra di capire dalle tesi contrapposte degli esperti succedutesi nel corso degli anni, tutto si gioca sull'interpretazione di cosa si sarebbe potuto considerare un valore indicativo o meno.

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In ogni caso, la Procura, non potendosi procedere al prelievo di sangue ed essendosi ormai arenata l’inchiesta, archivia il caso il 16 ottobre 2000.

 


Il giornalista Antonio Socci, sostenitore dei fatti di Civitavecchia (e di Medjugorje), scrive [sottolineatura mia]:

 

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[...] la magistratura ha dichiarato chiusa l’ inchiesta, spazzando via tutti i sospetti di imbroglio e le accuse (il 16 ottobre del 2000 la magistratura ha archiviato il procedimento relativo al presunto abuso).
[Antonio Socci, I segreti di Karol Wojtyla, Rizzoli, 2009, p. 190]

 


Non è stato spazzato via nulla, nella maniera più assoluta.

 


Va da sé che le lacrimazioni notate da alcuni testimoni, ma smentite dagli esami stratigrafici, per la Procura giuridicamente non esistono, ed è pertanto ovvio che, in relazione ad esse, non si possa nemmeno contemplare l'ipotesi del dolo da parte dei Gregori (per il decreto di archiviazione, "le lacrimazioni notate da altre persone informate sui fatti [...] debbono ricondursi o ad un fatto di suggestione collettiva o ad un fatto soprannaturale" [Caniato, op. cit., p. 91]).

 

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Ma, a tale proposito, dobbiamo tornare per un'ultima volta sull'articolo di UCCR.

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Risposte alle immotivate polemiche di UCCR (Parte 3 di 3)

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Gli estensori dell'articolo mi contestano, a proposito della parentesi posta alla fine del paragrafo precedente, di aver "scelto di omettere proprio il passaggio in cui si fa riferimento alle testimonianze dei pubblici ufficiali".

 

 

Tra le 38 testimonianze, ce ne sono effettivamente diverse di agenti delle forze dell'ordine, ma le percezioni illusorie non sono correlate alla professione svolta:

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La percezione illusoria del movimento può essere influenzata da una miriade di parametri sperimentali e illusori che vanno dalla luminosità degli elementi nell'illusione, ai movimenti della testa e degli occhi e così via.

​[Nicole M. GageBernard Baars, Fundamentals of Cognitive Neuroscience, Elsevier Academic Press, 2018, p. 100]

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È bene chiarire che le percezioni illusorie (deformazioni di una percezione reale) non sono allucinazioni (percezioni senza oggetto, perlopiù patologiche) [cfr. Allucinazione, in Enciclopedia Treccani Online]. 

 

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​​​Peraltro che quel tipo di impressione o percezione soggettiva fosse possibile è confermato anche da quanto dichiarato da don Pablo dopo la seconda "lacrimazione" ("Io, alla distanza di un metro e mezzo o due metri, non ho potuto vedere un movimento di lacrime, mentre altri presenti affermavano di averlo visto") e da quanto constatato dallo stesso vescovo quando nel giugno 1995 la statuina fu collocata in una teca nella chiesa di Sant'Agostino, dove, com'è nell'ordine naturale delle cose, non sono più comparse tracce di sangue, benché nei primi giorni ci fossero fedeli che asserivano di notare movimenti delle gocce.

 

 

Come abbiamo visto, il vescovo commentò: "Non so, sarà l'effetto della luce, il vetro fa brutti scherzi" [D. Martirano, La Madonnina ha pianto di nuovo, "Corriere della Sera", 19/6/1995, p. 13].

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​Quanto alle presunte lacrimazioni che hanno lasciato le tracce sulla statuina, non si può assolutamente dire che sia stato escluso il dolo. Semmai, non è stato possibile accertarne l'eventuale presenza.

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Secondo gli estensori dell'articolo di UCCR, invece, gli inquirenti "hanno escluso il reato di truffa a carico dei Gregori proprio sulla base dell’alta credibilità delle testimonianze raccolte (a partire dai pubblici ufficiali presenti, testimoni oculari delle lacrimazioni)".

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Qui si confondono due piani che sono invece nettamente distinti.

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Leggiamo un ampio passaggio del decreto di archiviazione del 16 ottobre 2000, firmato dal gip Carmine Castaldo:

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Le lacrimazioni notate da altre persone informate sui fatti (e tra esse il Comandante della Polizia municipale di Civitavecchia, agenti di Polizia penitenziaria e di Polizia di Stato) debbono ricondursi o ad un fatto di suggestione collettiva o ad un fatto soprannaturale su cui questa Autorità Giudiziaria nulla può dire in positivo o negativo, dovendosi di contro realisticamente escludere l’ipotesi delle dichiarazioni mendaci stante la difficile ipotizzabilità di accordi criminosi - tra l’altro anche pubblici ufficiali - che in buona parte non si conoscono tra loro.

[Cfr. Caniato, op. cit., pp. 91-92] 

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Qui ci si riferisce alle presunte lacrimazioni di cui non esiste nessuna traccia obiettiva e si dice che è da escludere l'ipotesi che le relative testimonianze siano nate da menzogne deliberate. 

 

 

​​Quanto a Fabio Gregori e al sangue sulla statuina, la questione è del tutto diversa.

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​​​​​​Il gip Castaldo, nello stesso decreto di archiviazione, è chiarissimo:​​​​

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Soltanto una perizia ematica comparativa avrebbe consentito di verificare con inoppugnabile certezza se l'indagato abbia o meno posto in essere le condotte ab initio ipotizzate utilizzando sangue proprio o dei propri familiari [...]. Ma il quadro investigativo manca di una tessera fondamentale, quella perizia ematica comparativa cui l'indagato non ha inteso sottoporsi lasciando irrisolto il dubbio processuale sulla possibile provenienza di quel sangue.
[Ubodi, La Madonna di Civitavecchia: le apparizioni, i segni, il messaggio, cit., p. 279]

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La seconda statuina e le essudazioni

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Gregori con la seconda statuina

Fabio Gregori accanto alla nicchia che dall'aprile 1995 contiene una copia della statuina (donata alla famiglia dal cardinale Andrzej Deskur).

 

Coerentemente con lo schema ricorrente che abbiamo visto, presunti fenomeni di questo tipo sono di norma incentrati non su un'immagine sacra ma sui suoi proprietari.
Così, nel settembre 2013, Fabio Gregori racconta al giornalista Luciano Regolo che un parrocchiano aveva lasciato in custodia alla sua famiglia una statua di padre Pio e che "un giorno dall'effigie del frate stigmatizzato erano scese all'improvviso delle lacrime [...]" [Regolo, op. cit., pp. 74-75].

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Non basta. A partire dal settembre 1995 una copia della statuina di Medjugorje, anche questa di proprietà dei coniugi Gregori, in determinate occasioni trasuderebbe (in diversi punti) quello che, a seguito di analisi condotte dal prof. Angelo Fiori nel luglio 2002, è risultato "un liquido contenente sostanze aromatiche quali terpeni e sesquiterpeni di probabile origine vegetale" [Ubodi, La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, cit., p. 46].

 


Secondo quanto riferito da mons. Grillo, che commissionò le analisi, "non si trattava di olio, ma di un'essenza, il cui DNA non era né di natura umana, né di natura animale; probabilmente di natura vegetale, contenente moltissimi profumi" [Intervista sulla Madonnina a monsignor Grillo, in "Non dimenticare i gemiti di tua Madre", "Rivista Diocesana", Civitavecchia, 2005, pp. 27-28, ripresa in Ubodi, La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, cit., p. 49].

 


A proposito della natura di questo liquido, Fabio Gregori in alcune interviste ha aggiunto qualche particolare mirabolante, che però non trova alcun riscontro nelle più affidabili fonti appena citate.

 


Restando ai dati di fatto, dunque, sembrerebbe trattarsi di un olio essenziale o di una miscela di oli essenziali (che non sono oli nel senso comune del termine). Ecco come li definisce l'Enciclopedia Treccani:

 

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Sostanze odorose (dette anche oli eterei od oli volatili o essenze) ricavate da organismi vegetali [...]. Chimicamente risultano da miscele di diversi composti organici [...]. [Tra gli idrocarburi] i più frequenti e abbondanti sono i terpeni e i sesquiterpeni.
[Oli essenziali, in Enciclopedia Treccani]

 


Le diverse tipologie di oli essenziali sono comunemente utilizzate da estetiste e parrucchiere, così come nelle erboristerie e nel giardinaggio per proteggere i vegetali dall’attacco dei parassiti e contribuire ad attirare gli insetti utili all’impollinazione (potenzialmente sospetto il fatto che la moglie di Fabio, Anna Maria, fosse impiegata presso le serre "Albani e Ruggieri" di Civitavecchia [cfr. Tornielli, Il mistero delle lacrime, cit., p. 15] e fosse anche stata parrucchiera [cfr. Regolo, op. cit., p. 26]).

 


Talvolta il gocciolamento è stato osservato, invece, sulle foglie di edera che circondano la nicchia. Si tenga presente che questi oli hanno un punto di fusione basso:

 

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Gli oli essenziali a 15 °C sono quasi tutti liquidi; raffreddandoli si ha la separazione di una parte solida.
[Oli essenziali, in Enciclopedia Treccani]

 


Pertanto, volendo avanzare un'ipotesi esplicativa razionale, un panetto di olio solidificato, eventualmente nascosto tra le fitte foglie, ad un certo punto si scioglierebbe naturalmente.

 


Tornando alla statuina, padre Ubodi specifica:

 

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Da notare però che è sempre la stessa statuina ed è sempre presente la famiglia Gregori.
[Ubodi, La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, cit., p. 47]

 


Quindi, la prima statua, una volta resa inaccessibile in chiesa (dove si trova dal giugno 1995), non ha più presentato presunti fenomeni. Mentre questi sono iniziati (durando tuttora, anche se senza regolarità) su un'altra statua alla quale i Gregori hanno accesso.

 


Peraltro, come sempre purtroppo accade in questi casi, non sono mai stati interpellati dei prestigiatori illusionisti, cioè dei professionisti esperti in trucchi.

 


Un possibile trucco (la cui efficacia è stata dimostrata da Luigi Garlaschelli del Cicap) è questo: si praticano dei graffietti sulla statua in modo da far saltare, in quei punti, lo smalto (poi, eventualmente, si coprono le scalfitture con del gesso che rimarrà non smaltato) e si inocula con una siringa il liquido nella statua: il gesso si impregnerà e il liquido inizierà a fuoriuscire dai punti privi di smalto.

 


Naturalmente, è solo un'ipotesi: bisognerebbe esaminare la statuina per verificare se, nel caso in questione, le cose possano stare effettivamente così.

 


L'illusionista Alfredo Barrago, intervistato il 2 febbraio 1999 dall'emittente Sardegna 1, dichiarò: "Ci sono almeno una cinquantina di modi che io conosco, metodi, insomma trucchi, per farla piangere [una statua]" [minuto 02:18 del video]:

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Il giudizio della commissione e quello della contro-commissione: la non chiara posizione della Chiesa

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La commissione d’inchiesta diocesana concluse i suoi lavori il 22 novembre 1996 e votò, a maggioranza, a favore della soprannaturalità dell’evento: su undici membri, uno espresse parere contrario (si tratta di padre Ernesto Piacentini: "Elementi di soprannaturalità del fatto, non solo non li riscontriamo, ma addirittura riteniamo di doverli escludere decisamente" [Gaeta, op. cit., p. 41]) e tre espressero parere "sospensivo o dubitativo" [cfr. Caniato, op. cit., pp. 198-199].

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Tuttavia, il 27 ottobre 1997 l'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinal Joseph Ratzinger, scrisse al vescovo di Civitavecchia che la Congregazione, a seguito di "importanti rilievi" sull'operato della commissione diocesana, aveva deciso di istituire una nuova commissione:

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Nella Riunione Ordinaria dell'8 ottobre scorso, gli Eminentissimi cardinali [...] hanno ritenuto che sia necessario che sia istituita una nuova Commissione i cui membri [...] saranno nominati dal Cardinale Camillo Ruini, nella sua qualità di Presidente della Conferenza Episcopale del Lazio e Vicario del Papa [...].

Questo Dicastero pertanto - in attesa che sia creata tale nuova Commissione, la quale svolgerà il suo compito tenendo presenti alcuni importanti rilievi emersi nel corso della predetta Riunione degli Em.mi Padri - esorta l'Eccellenza Vostra ad astenersi da ogni pubblica dichiarazione in base alla quale i fedeli possano dedurre che i fatti concernenti la cosiddetta "Madonnina di Civitavecchia" abbiano ottenuto il riconoscimento ufficiale dell'autorità ecclesiastica.

[Grillo, op. cit., pp. 164-165]

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Nel 2000 il vescovo Grillo fu informato in maniera riservata dal cardinal Ruini [cfr. Regolo, op. cit., p. 80] che la commissione si avviava a pronunciarsi per il non constat de supernaturalitate (non è evidente la soprannaturalità).

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Mons. Grillo, pertanto, alcuni mesi dopo, il 28 febbraio 2001, scrisse un'accorata lettera a Giovanni Paolo II:​​

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Un eccellentissimo membro della Conferenza episcopale laziale mi ha messo in avviso che la Congregazione per la Dottrina della fede starebbe per chiudere la questione della lacrimazione di sangue della "Madonnina di Civitavecchia" con la dichiarazione: "Non constat de supernaturalitate". Una dichiarazione del genere arrecherebbe non poco danno alla grande devozione già di fatto instauratasi da parte dei fedeli di tutto il mondo, con forte scandalo delle anime e con grave danno per la Chiesa. Essa darebbe esca alla grande stampa, a tutti i mass-media e specialmente agli anticlericali, anche a livello internazionale, di mettere in dubbio la parola del vescovo di Civitavecchia e anche di ridicolizzarlo, poiché egli ha detto sempre (e lo ripeterà fino alla morte) che la Madonnina ha veramente pianto nelle sue mani.

[Lettera di mons. Grillo a Giovanni Paolo II del 28 febbraio 2001, in Gaeta, op. cit., pp. 44-45]

​​

 

Il Vaticano, in effetti, non ha reso ufficialmente noto il proprio verdetto, per motivi facilmente comprensibili. Tuttavia, la sostanza delle conclusioni della commissione vaticana fu comunicata nel corso della puntata del 17 febbraio 2005 di Porta a Porta, su Rai 1, dal cardinal Tarcisio Bertone, che all'epoca dei fatti (1995-2002) era stato Segretario della Congregazione per la dottrina della fede:

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Non essendo mai stata ufficializzata la sentenza di non approvazione, l'allora vescovo di Civitavecchia, mons. Girolamo Grillo, elevò la chiesa di Sant'Agostino, che ospita la statuina, a Santuario della Madonna delle Lacrime, con decreto del 15 marzo 2005. 

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Tuttavia, nel 2021 si è provveduto ad un nuovo cambiamento della denominazione della chiesa eliminando qualunque riferimento al presunto prodigio: Santa Maria della Consolazione e Sant’Agostino vescovo.

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Una scelta eloquente.

Marco Corvaglia

Pubblicato il 4 ottobre 2008 e depositato legalmente presso

Copyright.euUltimo aggiornamento: 30 novembre 2024.

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