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Mélanie: umiltà o autoesaltazione?

di Marco Corvaglia

La bambina sul trono celeste

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Mélanie Mathieu-Calvat intorno all'anno 1900.

 

Se consideriamo le testimonianze, possiamo dire che la maggior parte di coloro che hanno conosciuto Mélanie l'hanno considerata un modello di umiltà e riservatezza.

​Tuttavia, Joachim Bouflet, che è stato consulente storico del Dicastero per le Cause dei Santi, osserva che "non è vietato vedere in questa riservatezza un raffinamento di civetteria spirituale in cui tutto sarebbe nel non detto, nel suggerire" [J. Bouflet, Les stigmates, gage de l'Amour divin ? La relation des stigmatisés au signe, in AA. VV., Stigmates, L'Herne, 2001, p. 155]. 

 

Mélanie, in una pagina della sua autobiografia d'infanzia, si definisce, in segno d'umiltà, "verme di terra" [Vie de Mélanie, bergère de la Salette, écrite par elle-même en 1900. Son enfance (1831-1846), Mercure de France, 1912, p. 120].

 

 

D'altro canto, il principale storico salettino, padre Jean Stern, vede in quella stessa autobiografia una manifestazione dell'"egocentrismo" sviluppato da Mélanie [cfr. J. Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 3, Cerf, 1991, pp. 129 e ss. (una riproduzione digitale del volume è disponibile qui)].

 

 

Egli osserva che nell'autobiografia  "non è più l'apparizione che si trova al centro, ma il personaggio di Mélanie, bambina straordinaria la cui vita è intessuta di fatti straordinari, e l'apparizione che l'ha resa celebre è solo un fatto tra gli altri" [ivi, p. 129].

Abbiamo già visto il caso delle inverosimili stimmate a 4 anni di età.

Vediamo ora qualche altro esempio di privilegio celeste che Mélanie si autoattribuisce (quanto meno davanti ai propri direttori spirituali).

​​

Gli animali selvatici ascoltano le sue catechesi

​Nella sua autobiografia, Mélanie racconta che, negli anni precedenti all'"apparizione" di La Salette, gli animali selvatici si riunivano disciplinatamente per ascoltare le sue catechesi (il che sarebbe doppiamente strabiliante, visto che, come abbiamo già documentato, l'indagine diocesana aveva accertato la sua pressoché completa ignoranza in materia religiosa)

All'inizio veniva tutti i giorni un lupo e io gli insegnavo quello che potevo [...].
Presto aumentò il numero dei lupi, delle volpi, delle lepri, tre piccoli camosci, un nugolo di uccelli venivano tutti i giorni [...]. Tutti davano segni di grande attenzione e piegavano la testa ai Nomi santissimi di Gesù e di Maria. [...]
I lupi venivano in genere insieme all'ora fissata [...] (venne anche un serpente, ma fu mandato via). Una volta arrivati, ciascuno degli animali prendeva il posto che gli era stato assegnato e ascoltava. Poi, quando sentivano la fine, che era pressappoco questa: Sit nomen Domini benedictum!, si mettevano a giocare...
[Vie de Mélanie, cit., pp. 121-122]

 

Il 12 novembre 1902 Mélanie, in un surreale dialogo con il suo padre spirituale don Combe (che in realtà riteneva di essere guidato spiritualmente da lei), spiega i motivi per cui mandava via i serpenti:

- A causa di quello del paradiso terrestre! E poi, non potevano portare la croce durante la processione!
- Ecco una cosa nuova! Allora facevi delle processioni e non me l'avevi detto? Questi animali come potevano portare la croce?
- Avevo fatto delle croci e le avevo poste in dei buchi al centro di alcuni bastoni. Gli animali più saggi di ciascuna specie portavano il bastone in due, reggendolo con i denti, ciascuno da una estremità: gli altri seguivano in fila. [...]
- Ma gli uccelli non potevano portare la croce?
- La portavano allo stesso modo e volavano lentamente per non superare le file, che camminavano.
[Dernières années de sœur Marie de la Croix, bergère de la Salette - Journal de l'Abbé Combe, Téqui, 2000, p. 158]

Nuovo membro della Sacra famiglia?

Secondo l'autobiografia di Mélanie, un giorno il suo Fratellino (Gesù Bambino) l'avrebbe portata in una grande e meravigliosa casa:

Io vidi la più bella Signora che abbia mai visto [...]. Mio Fratello mi disse: "Sorella, ecco la nostra Mamma" [...]. Allora il mio Fratellino divenne grande all'improvviso e si sedette su un Trono bello e magnifico alla destra di un grande personaggio che sembrava essere il Padre eterno, e mia Madre si sedette, alla sinistra del Padre, su un trono di un candore abbagliante, guarnito d'oro fino. Alla destra di mio Fratello c'era ancora un bel Trono sul quale c'era San Giuseppe; dall'altro lato, alla sinistra della mia Mamma, c'era ancora un bellissimo Trono, non occupato ancora da nessuno e io, piccola nullità, osai sedermi lì dopo che mio Fratello e mia Madre mi dissero di farlo. Ah! Come ci si sta bene...
[Vision du paradis de Mélanie (de l'Abrégé de sa vie commencé le 3 septembre 1852), in M. Corteville, La «Grande Nouvelle» des Bergers de La Salette, vol. 2, Téqui, 2008, pp. 279-280; lo stesso racconto è nell'appendice della Vie de Mélanie, cit., pp. 273-274] 

​​

Come me non c'è nessuno

Il 1° novembre 1902 (pochi giorni dopo che don Combe le ha rimproverato di essere orgogliosa), Mélanie dice di aver avuto il seguente dialogo con la Madonna (nell'originale francese entrambi i "dialoganti" si danno rispettosamente del "voi", che trasformiamo in "tu"):

 

- Io sono orgogliosa, me l'ha detto il Padre.
- Non ti basta, risponde lei, di essere la mia unica figlia?
- Non ti vergogni di dire questo? [Vous n'avez pas honte de dire cela ?] Hai tante figlie che ti amano.
- Non allo stesso modo. Tu mi ami per me.
[Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 140]

 

​Il 12 novembre 1902 Combe fa delle domande a Mélanie sul suo Fratellino-Gesù Bambino:

- Mi confidi una delle belle parole che ti ha detto da quando sei qui?
- "Tu sei un fiore fresco sul mio Cuore."
[Ivi, pp. 157-158]

 

 

Un anno prima, il 2 novembre 1901, Mélanie, dialogando con lo stesso don Combe, lo aveva invitato a stare in guardia dai veggenti che riferiscono messaggi celesti autoelogiativi. Gli aveva infatti detto:

 

Un esempio: il nostro buon Salvatore si mostra e, parlando a questo Veggente, gli dice: "Tu sei il luogo del mio riposo, io mi ricreo in te, il tuo cuore è il mio letto di delizie, ecc". È del tutto naturale che queste parole non saranno considerate divine; esse faranno giustamente temere un inganno dell'antico serpente. [...]
Bisogna anche dire che è molto raro che il Nostro Dolce Salvatore si mostri soddisfatto, contento di qualche anima...
[Ivip. 109]

 

Ne prendiamo atto.

Invulnerabile

Ecco degli altri episodi riportati da don Combe nel 1902.

Quando un cuneo di ferro la colpì in fronte, allorché non aveva che un anno, fu guarita miracolosamente dal suo Fratellino. Si ricorda tutte le circostanze di quest'incidente, come se avesse avuto l'età della ragione.
[Ivi, p. 153]

A dire di Mélanie, alla fine del 1846 nientemeno che il re Luigi Filippo avrebbe inviato un soldato a minacciarla perché ritrattasse il racconto dell'apparizione. Il soldato le avrebbe inflitto un colpo di baionetta al petto ma "la piaga mortale si chiuse istantaneamente" [ivi, p. 154].

Dopo l'esperienza conventuale in Inghilterra Mélanie fu per un certo periodo anche in Grecia, nelle isole Ionie:

Quando era nelle isole Ionie, ci fu una sanguinosa rivoluzione. [...] Nelle strade si sparavano colpi di fucile e gli insorti sparavano su di lei; ma nemmeno un pallottola la toccò.
[Ibidem

Combe, che ha ogni tanto dei momenti di timido spirito critico, presenta qualche obiezione. Mélanie rincara la dose: 

 
- Sorella mia cara, [...] questi rivoluzionari non avevano interesse a sparare ad una povera religiosa inoffensiva!
- Padre mio, i proiettili mi cadevano intorno.
- Forse dagli altri posti in cui si combatteva sono arrivati uno o due proiettili che avevano perso forza. 
- Padre mio, molti proiettili, e io vedevo che gli insorti miravano verso di me: arrivavano sulla mia tonaca e cadevano a terra.
[Ibidem]

 

Se Mélanie fosse stata almeno soggettivamente convinta della veridicità di questi racconti relativi alla sua infanzia e gioventù (ma da lei raccontati solo nel 1902), difficilmente il 21 settembre 1892, appena arrivata a Galatina, nei pressi di Lecce, avrebbe scritto queste parole a un suo corrispondente francese, don Alexandre de Brandt, a proposito della propria nuova abitazione:

 
... le porte esterne non si chiudono a chiave. Qui non c'è l'abitudine di chiudere a chiave, e le serrature sono fatte in maniera tale che si può mettere la chiave nella porta solo quando si esce. È una cosa ammirevole ma non impedisce che io non dorma tranquilla la notte. Diventerò a poco a poco più fiduciosa nella Provvidenza di DIO, perdendo un po' della mia cattiveria?
[Collection de documents pour servir à l'Historien futur de la vie de Mélanie Calvat, IV, Résiac, 1978, p. 288 (una riproduzione digitale del volume è qui)]

Gli abitanti del posto dormivano tranquillamente così: di cosa poteva avere paura una che si era vista rimbalzare addosso i proiettili dei fucili?

Taumaturga ​

Nell'ultima versione della sua autobiografia Mélanie racconta che, quando aveva dieci anni, la gente dei villaggi vicini le attribuiva diversi miracoli (ad esempio, guarigione di un bambino da ustioni e guarigione della frattura al piede di una bambina caduta da un albero) [Vie de Mélanie, cit., pp. 141-143].

 

Non esiste naturalmente nessuna conferma esterna di questa fama.

Mélanie apparentemente nega con umiltà di aver compiuto dei miracoli, ma in realtà lo ribadisce. In sostanza, dice di essere stata solo uno strumento scelto da Dio: "È DIO l'unico Essere onnipotente che fa i miracoli da sé o tramite chi vuole" [ivi, p. 142].

Mélanie di fronte alla diffidenza

Il vescovo della diocesi inglese di Birmingham, mons. Ullathorne, pubblica nel 1854 un libro apologetico su La Salette (The Holy Mountain of La Salette: a Pilgrimage of the Year 1854). In quello stesso periodo Mélanie, come già sappiamo, si trasferisce proprio in Inghilterra.

Ebbene, il 25 aprile 1855 Ullathorne, già sconcertato per aver recentemente letto una versione iniziale dell'autobiografia di Mélanie [cfr. J. Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 3, cit, pp. 128-129, nota 68], scrive al nuovo vescovo di Grenoble, mons. Ginoulhiac, che Mélanie, a Darlington, "ha assunto un'aria da ispirata, proclama di avere delle visioni, di fare dei miracoli, di avere delle stimmate, ecc." [Corteville, La «Grande Nouvelle» des Bergers de La Salette, vol. 2, cit., p. 107].

All'interno dei vari conventi, Mélanie era costretta a stare a stretto contatto anche con alcune consorelle che non credevano alla realtà delle esperienze da lei raccontate.

Significativa questa testimonianza del padre salettino Bossan:

 
Il 20 settembre 1863 vado a predicare nella chiesa di Corenc (era la festa di La Salette in tutte le parrocchie della diocesi)... Quando comincio a parlare di La Salette noto diverse giovani donne che sorridono... Questo mi stupisce tanto più che il parroco attuale è missionario di La Salette... Dopo egli mi spiega che diverse donne della sua parrocchia che erano state a scuola a Corenc con Mélanie non credono alla Madonna di La Salette [...] a causa di ciò che avevano sentito dire e visto fare a Mélanie nel convento di Corenc...
[Notes pour l'histoire de La Salette, 1847-1864, et sur le pèlerinage, 1847-1863, in Corteville, La «Grande Nouvelle» des Bergers de La Salette, vol. 2, cit., p. 84, nota 182]

 

È possibile che proprio questa diffidenza abbia generato gli episodi di insofferenza e le ben note crisi di nervi di Mélanie (che peraltro cessarono con l'abbandono della vita conventuale da parte sua).

 

 

Quanto meno, questo sembra essere il pensiero di padre Doublier, cappellano delle Vincenziane di Vienne, presso cui Mélanie soggiornò brevemente nel 1854.

 

 

Egli scrive a mons. Ginoulhiac, raccontandogli quello che è stato il suo primo impatto con lei:

 
Sua Eccellenza sa già che Mélanie è stata colta da una violenza tale che le sue grida hanno fatto raccogliere una folla in strada. Su richiesta della Superiora ho tentato di farla tornare in sé e ci sono riuscito. Quando la calma si è ristabilita, ho parlato con questa povera suora che non mi ha fatto nessun mistero delle sue pene spirituali e delle sue rivelazioni, eccetto il suo segreto. Sua Eccellenza mi consentirà di comunicarle le mie impressioni.
[...] Ciò che vien fuori dalle sue parole e dai suoi gesti è l'impressione di un amor proprio ferito, è il delirio di una povera testa che si crede in uno stato soprannaturale e che si irrita quando non si condivide la sua convinzione, stavo per dire che sono dei miserabili capricci.
Ammetto che il mio giudizio è precipitoso poiché non ho visto Mélanie che per qualche istante. Per amore della religione, spero ardentemente di sbagliarmi.  
[Lettre de l'abbé Doublier, vicaire à Vienne, à Mgr Ginoulhiac, du 3 février 1854, in Corteville, La «Grande Nouvelle» des Bergers de La Salette, vol. 2, cit., p. 165]

 

Continua nella pagina: La Salette e la nascita dei "segreti" mariani - 1. "Qualche giorno fa ho visto Maximin..."  

Marco Corvaglia

Pagina pubblicata il 3 luglio 2023 

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