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I "segreti" di La Salette: prevedere... il passato
di Marco Corvaglia
"Lo si vorrà mettere a morte"
Papa Pio IX.
Nella parte precedente abbiamo documentato come i cosiddetti "segreti" di La Salette, scritti nel 1851, fossero, in realtà, la riproposizione di profezie popolari diffuse da decenni e secoli.
C'è però un'eccezione, laddove Mélanie scrive che "il Papa sarà perseguitato da tutte le parti e gli si sparerà addosso, lo si vorrà mettere a morte".
Ebbene, questa era, in buona sostanza, cronaca recente del tempo: all'epoca il papa era anche re dello Stato Pontificio e quelli erano gli anni in cui, anche nei territori papali, soffiava il vento delle rivoluzioni politiche.
Il 15 novembre 1848 il primo ministro dello Stato Pontificio, Pellegrino Rossi, era stato accoltellato e ucciso dai rivoluzionari.
Il giorno dopo, migliaia di persone assediarono, armate, il Quirinale, all'epoca residenza del pontefice.
Ad una finestra si affacciò uno dei segretari del papa, monsignor Giandomenico Palma, che, scambiato per Pio IX, venne ucciso da un colpo di fucile:
È noto che l'assassino fu uno studente del battaglione universitario, che stava da più ore appostato nel tetto del vicino palazzo della Consulta, per uccidere Pio IX.
[Anton Maria Bonetti, I martiri italiani, Modena, Tipografia del Commercio, 1891, p. 99, nota 1]
Pio IX, consapevole del fatto che la sua vita è in grave pericolo, fugge a Gaeta.
Nel febbraio 1849 i rivoluzionari proclamano la Repubblica Romana. In aiuto del papa interviene l'esercito francese:
Pio IX rientrò a Roma nell'aprile 1850, deciso a difendere a ogni costo il suo potere temporale, nonostante gli inviti alla moderazione che gli giungevano dalla Francia.
[Pio IX, in Enciclopedia Treccani online]
Questa è la situazione quando Mélanie scrive il suo "segreto".
Ma ci sono elementi che possono confermarci che ci troviamo di fronte a un vero e proprio metodo, più volte utilizzato da Mélanie?
"Quasi tutti i capi di Stato attuali saranno assassinati"
Mélanie andò arricchendo, nel corso del tempo, i contenuti dei terribili segreti che diceva di aver ricevuto il 19 settembre 1846.
L'ultima volta ciò accadde il 24 settembre 1901, quando "rivelò" al suo padre spirituale don Gilbert Combe (che ci ha lasciato la testimonianza di tutto ciò nel suo diario) di aver profeticamente "visto" questo:
Quasi tutti i capi di Stato attuali saranno assassinati.
[Dernières années de sœur Marie de la Croix, bergère de la Salette - Journal de l'Abbé Combe, Téqui, 2000, p. 104]
Dopo questa carneficina, a dire di Mélanie, ci sarebbe stato il "trionfo della Chiesa" [ivi, p. 103], cioè un periodo di rinascita religiosa e affermazione del cattolicesimo in tutto il mondo (si veda la parte precedente: Non "segreti" ma credenze già diffuse).
Mélanie specifica alcuni capi di Stato (quasi tutti monarchi) ai quali si riferisce.
Combe trascrive tutto su un foglio e, lo stesso 24 settembre 1901, si reca al municipio di Diou per far autenticare il documento con la propria firma, in maniera da poter poi dimostrare l'eventuale avveramento delle profezie in questione.
Dodici anni dopo, Combe annota nel suo diario che il re Giorgio I di Grecia "è stato ucciso la sera del 18 marzo 1913 a Salonicco" [ivi, p. 108], nel modo che Mélanie aveva predetto: con una pistola.
Vediamo come stanno le cose in realtà.
In linea generale, nel 1901 prevedere attentati contro capi di Stato e di governo significava semplicemente puntare sulla prosecuzione di un fenomeno già massicciamente in corso: da ormai cinquant'anni il numero di attentati di questo tipo, di matrice diversa, era in aumento, e solo nell'ultimo ventennio se ne potevano contare numerose decine (considerando sia quelli eseguiti che quelli sventati prima dell'attuazione).
In particolare, dal 1878 gli anarchici utilizzavano gli attentati come una vera e propria strategia, con un nome ben preciso: propaganda con i fatti.
A commettere attentati contro i vertici politici erano soprattutto anarchici italiani (per citarne solo alcuni: Giovanni Passannante, il folle Emilio Caporali, Paolo Lega, Sante Caserio, Michele Angiolillo, Pietro Acciarito, Luigi Luccheni, Gaetano Bresci), che si recavano anche all'estero a compiere la loro "missione", nella speranza che l'uccisione dei vari sovrani desse inizio ad un movimento di rivolta internazionale che portasse all'abbattimento del potere costituito.
Ebbene, nonostante il suo seguire la tendenza in corso, Mélanie fallirà 13 previsioni su 14. Ma non è questo ciò che vogliamo sottolineare.
Ciò che appare evidente è che queste "profezie" di Mélanie sono tutte nate dalle notizie di pubblico dominio, presenti nei giornali (che Mélanie leggeva, come vedremo).
Vediamo quindi cosa Mélanie ha predetto nel 1901, a proposito dei "capi di Stato attuali".
Vittorio Emanuele III
Mélanie dice che "il re d'Italia, Vittorio Emanuele III, [...] sarà ucciso con un colpo di rivoltella" [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 104].
Mélanie fa la sua "profezia" (fallita, perché Vittorio Emanuele III morrà settantottenne per cause naturali) l'anno dopo che il padre e predecessore di Vittorio Emanuele III, Umberto I, è stato, per l'appunto, ucciso, con un colpo di rivoltella, sparato da Gaetano Bresci (precedentemente Umberto I era scampato ad altri due attentati, nel 1878 e nel 1897).
Vittorio Emanuele scamperà a tre attentati, ma prevedere che ci sarebbero stati era davvero facilissimo.
Nei circa 14 mesi che intercorrono tra la salita al trono di Vittorio Emanuele e la "profezia" di Mélanie, sono stati numerosi i complotti contro di lui scoperti e sventati (farò riferimento alla stampa francese perché dal 1899 Mélanie viveva nell'Allier, nella Francia centrale, vicino al suo confessore don Combe):
Le Journal, 29 agosto 1900, p. 3 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
La France, 6 settembre 1900, p. 2 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Le XIX siècle, 5 febbraio 1901, p. 1 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
La Patrie, 28 febbraio 1901, p. 1 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
La Patrie, 4 marzo 1901 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
La Croix, 3 luglio 1901, p. 1 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
La Patrie, 22 luglio 1901, p. 1 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Il re di Grecia
Mélanie dice, nel 1901, che "anche il re di Grecia sarà ucciso con un colpo di arma da fuoco" [ibidem].
In realtà, il re in carica, Giorgio I (nella foto), era già sfuggito a un attentato due anni e mezzo prima: il 27 febbraio 1898 gli avevano sparato con due fucili.
Sulla stampa internazionale era stato pubblicato anche il racconto dell'attentato raccolto direttamente dalla bocca del sovrano.
Particolare di pagina 2 del Corriere della Sera del 3 marzo 1898.
Inoltre, il 24 settembre 1900 La Libre Parole (il quotidiano preferito di Mélanie, come vedremo) aveva dato la notizia di un attentato contro il principe Giorgio di Grecia (figlio di re Giorgio I):
(Bibliothèque nationale de France, Parigi).
È divertente notare (ma serve a cogliere meglio l'atmosfera del tempo) che alle previsioni degli attentati ai sovrani non si sottraevano gli "indovini" di nessun tipo, causando così la giusta ironia da parte dei giornali come La Croix, che il 12 aprile 1900 (p. 1) riporta e commenta cosa prevede un astrologo londinese: "... per il re di Grecia, un attentato al quale scamperà, e, ciò che è più inverosimile, un bilancio in equilibrio".
(Bibliothèque nationale de France, Parigi).
L'imperatore di Germania
In quel 24 settembre 1901 Mélanie dice anche che "l'imperatore di Germania sarà ucciso da un colpo di arma da fuoco" [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 104].
In realtà, l'imperatore in carica, Guglielmo II (nella foto), aveva già subito tre attentati: uno, quando era ancora principe ereditario, nel 1889, con "un colpo di arma da fuoco" [E. Sernicoli, Gli attentati contro sovrani, principi, presidenti e primi ministri, Milano, Treves, 1894, p. 67], il secondo il 16 novembre 1900 a Breslavia e il terzo il 6 marzo 1901 a Brema.
La stampa periodica popolare (La Tribuna Illustrata, anno VIII, n. 47 del 25 novembre 1900 e il supplemento illustrato del Petit Journal, n. 540 del 25 marzo 1901) dà notizia di due attentati subiti da Guglielmo II.
Il suo predecessore Guglielmo I ne aveva subiti quattro: gli ultimi due nel 1878, il primo con una pistola e il secondo, in cui era rimasto gravemente ferito, con un fucile.
Guglielmo II morrà ottantaduenne per cause naturali.
L'imperatore d'Austria
Mélanie dice inoltre che "l'imperatore d'Austria sarà ucciso con una lama brillante" [ibidem].
Nel 1914 ci sarà il famoso attentato di Sarajevo di cui resterà vittima l'erede al trono arciduca Francesco Ferdinando, ucciso con un colpo di pistola, ma la "predizione" di Mélanie si basa integralmente su ciò che era all'epoca di pubblico dominio.
Innanzi tutto, nei sei mesi che precedettero la "predizione", i giornali avevano parlato in maniera insistente del rischio di attentati contro l'imperatore in carica, Francesco Giuseppe (nella foto).
Il 28 marzo 1901 La Patrie scrive in prima pagina che la polizia austriaca ha avuto notizia di un attentato pianificato "da alcuni anarchici italiani contro l'imperatore":
(Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Il 12 giugno 1901 lo stesso giornale dà notizia in prima pagina del fatto che tutti gli italiani sospetti residenti a Praga sono stati invitati a lasciare la città "per il periodo in cui vi soggiornerà l'imperatore. Si teme un attentato anarchico..."
(Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Il 22 giugno 1901 il giornale cattolico La Croix comunica (p. 3) che la polizia austriaca ha arrestato due uomini di nazionalità ceca, sospettati di progettare un attentato contro l'imperatore Francesco Giuseppe:
(Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Il 2 luglio 1901, La Patrie dà notizia (p. 2) di un ennesimo complotto contro l'imperatore d'Austria:
(Bibliothèque nationale de France, Parigi).
*****
Come abbiamo visto, Mélanie dice che l'"imperatore d'Austria sarà ucciso con una lama brillante".
Mélanie si sta chiaramente ispirando a due famosi fatti già accaduti, che avevano riguardato proprio l'imperatore e la consorte.
Francesco Giuseppe aveva infatti subito, il 18 febbraio 1853, un attentato da parte del nazionalista ungherese János Libényi, che tentò di ucciderlo, per l'appunto, con un coltello.
Nel 1898, la moglie di Francesco Giuseppe (Elisabetta di Baviera, la celeberrima "principessa Sissi") era stata pugnalata a morte dall'anarchico Luigi Luccheni.
Il dipinto di J. J. Reiner intitolato "L'attentato all'imperatore Francesco Giuseppe I del 18 febbraio 1853" e la prima pagina del supplemento illustrato del Petit Parisien del 25 settembre 1898 in cui si dà notizia dell'accoltellamento della moglie di Francesco Giuseppe I, Elisabetta di Baviera.
Francesco Giuseppe morrà ottantaseienne per cause naturali.
Il re d'Inghilterra
Mélanie predice: "Il re d'Inghilterra non morrà in Inghilterra e morrà assassinato" [ivi, p. 105].
La regina Vittoria era scampata a ben otto attentati. Suo erede fu re Edoardo VII, che era salito al trono nel gennaio 1901.
Ma perchè Mélanie specifica che il re "non morrà in Inghilterra"?
Come abbiamo già visto nel caso della "predizione" dell'accoltellamento di Francesco Giuseppe, Mélanie sembra credere, in base ad una "logica" magico-ciclica, che gli eventi del passato si ripetano.
L'anarchico belga Jean-Baptiste Sipido.
Ebbene, l'anno precedente, il 4 aprile 1900, lo stesso Edoardo (all'epoca principe di Galles e quindi sovrano designato) aveva subito un attentato (fallito) nella stazione ferroviaria di Bruxelles, in Belgio, ad opera di un giovanissimo anarchico belga di nome Jean-Baptiste Sipido.
Edoardo VII morrà, alla soglia dei 70 anni, per cause naturali.
Tre sovrani assassinati in Belgio
Nel suo documento Combe riferisce che Mélanie "ha visto almeno tre sovrani assassinati in Belgio" [ivi, p. 105].
Qui l'errore profetico si rivela multiplo, in quanto le tre uccisioni non ci sono state.
Si noti che Mélanie non parla di "sovrani belgi" ma, più genericamente, di sovrani "assassinati in Belgio".
Probabilmente, nella sua "logica" magico-ciclica, due sovrani avrebbero dovuto essere il re d'Inghilterra Edoardo VII e la consorte regina Alessandra, che, da principessa di Galles, si trovava accanto a lui il giorno dell'attentato già avvenuto a Bruxelles.
Il terzo sarebbe chiaramente il re del Belgio in carica, Leopoldo II.
Mélanie dice infatti esplicitamente che "il re del Belgio sarà ucciso da un colpo di spada" [ibidem]. Poco dopo aggiunge uno stravagante particolare: la spada sarà "avvelenata" [ibidem].
Con tutt'altre modalità e tutt'altro esito, un attentato contro il re del Belgio Leopoldo II ci sarà: il 15 novembre 1902 l'anarchico italiano Gennaro Rubino sparerà due colpi di pistola (che non raggiungeranno nessuno) verso il corteo regale [cfr. A. Morelli, Rubino, l'anarchiste italien qui tenta d'assassiner Léopold II, Labor, 2006, p. 73].
La realtà è però questa: chiunque avesse avuto la tendenza a cercare previsioni da azzardare avrebbe naturalmente pronosticato un attentato contro Leopoldo II.
Per cominciare, all'inizio del mese di ottobre del 1900 era stato scoperto un complotto contro il principe ereditario Alberto.
La Libre Parole, 8 ottobre 1900, p. 2 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Nello stesso mese si venne a sapere che il giovane Jean-Baptiste Sipido (l'autore dell'attentato ai principi di Galles) era anche sospettato di "complottare contro la vita del re Leopoldo" [L'arrestation de Sipido, Le Radical, 29/10/1900, p. 2].
Particolare della pagina 2 del quotidiano francese Le Radical del 29 ottobre 1900 (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
Ma, a partire dalla fine di quello stesso mese di ottobre del 1900, re Leopoldo era diventato ancor più a rischio di attentati per un motivo ben preciso: gli anarchici volevano punirlo proprio per il ruolo da lui svolto a danno di Sipido.
Chiariamo la questione.
Nel processo per l'attentato al principe di Galles, Sipido era stato sorprendentemente assolto dal tribunale belga, in quanto, a causa della sua giovane età, ritenuto privo della capacità di discernimento. Andò quindi a vivere tranquillamente a Parigi.
Questo causò sdegno e sconcerto in Inghilterra. Di conseguenza, Leopoldo II (peraltro secondo cugino del principe di Galles) intervenne personalmente per spingere il governo francese a riconsegnare Sipido alle autorità belghe: un arresto tecnicamente illegale.
Scrive lo storico Jean Stengers dell'Université libre de Bruxelles:
Nell'ottobre del 1900, Leopoldo II andò a Parigi. [...] Fece visita al presidente della Repubblica [Loubet, MC], al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Esteri e al Ministro della Giustizia. Perché? Per persuadere la Francia, con il peso della sua autorità regale, ad accettare una richiesta ufficiale di estradizione di Sipido da parte del Belgio. [...] Alla fine la sua richiesta fu accettata perché, anche se il governo francese non concesse l'estradizione di Sipido, lo deportò in Belgio.
[Jean Stengers, Pre-War Belgian Attitudes to Britain: Anglophilia and Anglophobia, "Revue belge de Philologie et d'Histoire", 82, fasc. 1-2, 2004, p. 470]
Il quotidiano socialista francese L'Aurore critica con toni vibranti, il 28 ottobre 1900, la consegna alle autorità belghe di Sipido e il successivo 2 novembre denuncia il ruolo svolto dal re Leopoldo nella vicenda (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
È chiaro che a qual punto Leopoldo II è nel mirino degli anarchici, che utilizzavano sistematicamente le rappresaglie.
Ad esempio, nell'agosto 1897 l'italiano Michele Angiolillo uccise il presidente del Consiglio spagnolo, Cánovas del Castillo, dichiarando espressamente di averlo fatto per rappresaglia contro la repressione del movimento anarchico attuata dal governo di quel Paese.
Dal punto di vista anarchico, la situazione era vista in questi termini, nelle parole dello storico belga Jan Moulaert:
Martirizzati dalla giustizia, i vendicatori saranno a loro volta proclamati martiri, questi martiri chiameranno dei vendicatori, vendicatori che diventeranno dei nuovi martiri...: una reazione a catena.
[Jan Moulaert, Le mouvement anarchiste en Belgique, 1870-1914, Quorum, 1996, pp. 149-150]
Leopoldo II morrà comunque settantaquattrenne, di morte naturale.
Il re di Spagna
Mélanie dice che "il re di Spagna sarà ucciso con un colpo d'arma da fuoco..." [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 105].
Il re allora in carica, Alfonso XIII (nella foto) morrà invece per cause naturali a Roma nel 1941.
Subì tre attentati. Due con bombe (a Parigi nel 1905, quando si trovava in carrozza insieme al presidente francese Loubet, anche lui illeso, e a Madrid nel 1906), e uno con una pistola (Madrid, 1913), ma non fu mai nemmeno ferito.
La "chiave" è, come sempre, nell'attualità e nel passato più o meno recente.
Pochi mesi mesi prima della "predizione" di Mélanie, il 1° giugno 1901 Le Courrier de Saône-et-Loire pubblica in prima pagina la notizia che "gli anarchici hanno minacciato di uccidere re Alfonso XIII".
Bibliothèque nationale de France, Parigi
Il giorno dopo, altri quotidiani, come La Libre Parole, riportavano la stessa notizia.
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Andando più indietro nel tempo, i due immediati predecessori di Alfonso XIII erano scampati a quattro attentati con un'arma da fuoco: Amedeo I nel 1871 e nel 1872 e Alfonso XII nel 1878 e nel 1879 [cfr. Sernicoli, op. cit., pp. 43-44, 47-49]).
Il presidente Loubet e la profezia cambiata
Il 24 settembre 1901 Mélanie dice che "Loubet e il suo successore saranno uccisi" [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 105].
Émile Loubet era all'epoca il presidente della Repubblica francese. L'errore è doppio: né Loubet né il suo successore (Armand Fallières) saranno uccisi.
Ma perché Mélanie dice che esattamente due presidenti francesi saranno uccisi?
Ancora una volta bisogna considerare la sua tendenza a "riciclare" il passato: il fatto è che due dei tre immediati predecessori di Loubet avevano subito attentati.
Infatti, nel giugno 1894 il presidente della Repubblica francese Marie-François Sadi Carnot era stato pugnalato a morte dall'italiano Sante Caserio (si trattò di una rappresaglia: sei mesi prima, l'anarchico francese Auguste Vaillant aveva compiuto un attentato dinamitardo contro la Camera dei deputati ed era stato ghigliottinato nel febbraio 1894 dopo che il presidente Carnot gli aveva negato la grazia [cfr. Randall D. Lawin, Terrorism: A History, Polity Press, 2009, p. 105]).
In seguito, un altro presidente della Repubblica francese, Félix Faure, scampò a tre attentati: 14 luglio 1896, 14 giugno 1897 e 18 agosto 1897.
La stampa dà notizia dei tre attentati a Félix Faure (Le Progrès Illustré n. 293 del 26 luglio 1896, La Tribuna Illustrata, anno V, n. 25 del 20 giugno 1897 e L'Union libérale del 19 agosto 1897).
*****
Combe nota però una contraddizione da parte di Mélanie a proposito di Loubet (presidente, esponente della sinistra moderata, che nel 1899 aveva graziato l'ufficiale ebreo Dreyfus ingiustamente condannato a seguito del famoso processo):
Meno affaticata dalle [mie] domande, il 4 agosto 1900 Mélanie aveva detto: "Loubet non sarà ucciso: fa troppo bene i loro interessi [...]". Questa risposta su Loubet fu attenta, perché fu MOTIVATA: bisogna dunque preferirla.
[Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 106]
A Combe, che parte dal presupposto che Mélanie gli stia davvero raccontando cose da lei apprese nel 1846, non viene il sospetto che Mélanie potrebbe aver semplicemente cambiato idea sulla base dell'evoluzione della situazione politica.
Infatti, subito dopo la prima predizione di Mélanie su Loubet che "non sarà ucciso", lo stesso Loubet entrò nel mirino degli anarchici.
Su La Libre Parole del 28 ottobre 1900 (p. 2) si legge:
Nîmes, 27 ottobre.
Nella regione non si parla che della scoperta di un complotto anarchico, con lo scopo di assassinare Loubet in occasione della sua prossima visita del 4 novembre, a Lione, per inaugurare il monumento a Carnot.
Bibliothèque nationale de France, Parigi
A ciò si deve aggiungere che, come sappiamo, in quegli stessi giorni di fine ottobre 1900, Loubet si piegò alla richiesta di re Leopoldo II di consegnare Sipido alle autorità belghe.
Era quindi ormai chiaro che anche lui era diventato un obiettivo grandemente esposto al rischio di attentati anarchici.
E la profezia cambiò.
Il sultano
Riporta Combe nel suo diario: "Il Sultano sarà ucciso, ma lei non ha visto l'arma, perché l'assassino e lui erano corpo a corpo nella folla" [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 105].
È quasi impossibile contare tutti gli attentati e i complotti che erano stati orditi contro il dispotico sultano Abdül Hamid II (e anche contro i suoi predecessori).
Per rendere l'idea, sia sufficiente quanto scriveva La Libre Parole il 9 maggio 1901 (p. 4), laddove si legge che il sultano "vive in una costante inquietudine" per la paura di attentati.
Bibliothèque nationale de France, Parigi
Abdül Hamid II morrà comunque settantacinquenne, per cause naturali, nel 1918, quando era ormai stato deposto da nove anni, a seguito della rivoluzione dei Giovani turchi.
Lo zar Nicola II
Il 24 settembre 1901 Mélanie dice anche: "L'imperatore di Russia Nicola II morrà come suo padre per un veleno lento. Hanno iniziato" [ibidem].
I due predecessori di Nicola II, cioè il nonno (Alessandro II) e il padre (Alessandro III) avevano subito numerosi attentati (ma non è vero che Alessandro III fosse morto avvelenato: morì di nefrite).
Al di là di questo, Nicola II morrà ben 17 anni dopo la fallace predizione di Mélanie, prigioniero dei rivoluzionari bolscevichi, che lo sottoposero a fucilazione.
Mélanie ha chiaramente elaborato la "profezia" dell'avvelenamento lento di Nicola II sulla base di alcune notizie (peraltro probabilmente false, comunque smentite ufficialmente) pubblicate sui giornali dell'epoca.
L'11 gennaio 1901 Le Signal riportava in prima pagina:
La malattia dello zar
San Pietroburgo, 10 gennaio.
L'informazione diffusa da alcuni giornali stranieri secondo cui la recente malattia dello zar non è stata una febbre tifoide ma il risultato di un avvelenamento è priva di ogni fondamento.
Bibliothèque nationale de France, Parigi
Il re di Danimarca
Il sovrano danese costituisce l'unico caso per il quale non risultano precedenti attentati o complotti.
Mélanie dice che "il re di Danimarca morrà con un veleno lento" [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 105].
È lei stessa a dire che molti assassini "che hanno luogo o hanno avuto luogo tramite tramite il veleno sono ignorati dalla gente" [ivi, p. 103].
Cristiano IX di Danimarca era all'epoca il sovrano più anziano d'Europa (aveva 83 anni e mezzo). Era quindi facile prevederne la morte per cause naturali in tempi non lunghi (morrà ottantottenne).
Poiché è difficile distinguere una morte da avvelenamento da una morte per cause naturali, la strategia di Mélanie sembrerebbe chiara.
Il tè della regina
Mélanie non risparmiava nemmeno presunte "rivelazioni" celesti sui fatti già accaduti, ad esempio sulla morte della regina Vittoria, che era recentemente deceduta all'età di 82 anni:
Anche la regina Vittoria, che si crede sia morta di vecchiaia, è morta per un veleno lento, che le facevano assumere da diversi anni nel suo tè.
[Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 103].
Mélanie e quel giornale antisemita prediletto
Dagli epistolari di Mélanie si comprende che lei leggeva i giornali con una certa frequenza, anche se non in tutti i periodi della sua vita (in Italia, pare che ricevesse la stampa francese tramite abbonamento postale).
Il 19 maggio 1895, da Galatina, scrive al suo corrispondente francese don de Brandt:
Mi stupisce, reverendo Padre, che lei non legga il giornale La Libre Parole: è il più interessante e soprattutto il più veritiero di tutti i giornali.
[Collection de documents pour servir à l'Historien futur de la vie de Mélanie Calvat, IV, Résiac, 1978, p. 321 (una riproduzione digitale del volume è qui)]
Il 26 ottobre 1897, giunta da poco a Messina, dove resterà un anno, Mélanie scrive ancora a don de Brandt:
Dopo la mia partenza da Galatina, il 13 settembre, non ho più avuto notizie della Francia, i giornali non arrivano sin qui.
[Ivi, p. 345]
Tutto lascia intendere che leggesse regolarmente La Libre Parole (ma ogni tanto anche altri giornali, perfino anticlericali, come Le Radical de l'Allier, "per vedere cosa dicono" [Dernières années de sœur Marie de la Croix, cit., p. 120]).
L'11 luglio 1899, da Saint-Pourçain, scrive a don Combe:
Ho letto nella Libre Parole della morte di Ressmann...
[Pour servir à l'histoire réelle de La Salette: documents, III, Nouvelles Éditions Latines, 1966, p. 101 (una riproduzione digitale del volume è qui); la notizia della morte dell'ambasciatore Ressmann era stata data dal giornale il 9 luglio.]
Il 31 agosto 1901 scrive a don de Brandt da Diou:
Io vorrei che tutti i Vescovi di Francia leggessero l'articolo della Libre Parole di giovedì 29 agosto...
[Collection de documents pour servir à l'Historien futur de la vie de Mélanie Calvat, IV, cit., p. 530]
La Libre Parole, quotidiano fondato nel 1892 da Edouard Drumont (che nel 1889 aveva dato vita alla Lega antisemitica di Francia) era, secondo la definizione dello United States Holocaust Memorial Museum, un giornale "ferocemente antisemitico".
Una delle pubblicità della Libreria antisemita di Parigi, quotidianamente presenti su La Libre Parole (Bibliothèque nationale de France, Parigi).
L'11 gennaio 1900, in una lettera inviata a don de Brandt da Saint-Pourçain, Mélanie esalta "quest'uomo provvidenziale, questo Edouard Drumont" [Collection de documents pour servir à l'Historien futur de la vie de Mélanie Calvat, IV, cit., p. 378].
La questione del presunto antisemitismo di Mélanie è stata affrontata da qualche apologeta.
Vediamo in che termini:
In molte occasioni, Mélanie, verso la fine della sua vita, ha manifestato nella sua corrispondenza dei sentimenti di ostilità nei confronti degli ebrei [...]. Questa attitudine [...], all'epoca tutt'altro che eccezionale, era praticamente quella di tutti i cattolici.
[Henri Dion, Mèlanie Calvat, bergère de La Salette. Étapes humaines et mystiques, Les enfants de N.D. de La Salette-Téqui, 1984, p. 160]
Le posizioni della Libre Parole erano in verità più estreme.
Non poteva trattarsi che di un sentimento di difesa nei confronti dei nemici dichiarati di Dio e della Religione che aveva ben poco a che fare con quello che oggi si chiama antisemitismo.
[Ivi, p. 161]
L'autore vuol dire che si trattava di una ostilità che rimaneva sul piano religioso senza sfociare nel razzismo.
Il problema è comunque un altro.
Mélanie pretendeva di conoscere a menadito tutte le sciagure del futuro, perfino i particolari delle uccisioni dei singoli capi di Stato e cosa ci fosse nel tè della regina Vittoria, e non sapeva evidentemente che su quelle posizioni ideologiche antisemite, di lì a pochi decenni, qualcuno avrebbe fatto leva per attuare la più immane delle tragedie della storia dell'umanità.
Il minimo che si possa dire è che Mélanie "prevedeva" meglio il passato che il futuro.
Continua nella pagina: 1858: la nuova versione di Mélanie sui "segreti"
Marco Corvaglia
Pagina pubblicata il 26 luglio 2023
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