Il sito di Marco Corvaglia
La Chiesa e Medjugorje: superficialità e contraddizioni
di Marco Corvaglia
Sì o no?
I fatti di Medjugorje, tuttora in corso, hanno avuto inizio nel lontano 1981.
Nel 2010, Benedetto XVI istituì una commissione pontificia d'inchiesta su Medjugorje (con funzioni consultive), presieduta dal card. Camillo Ruini.
Essa si riunì 17 volte nell'arco di quattro anni e, nel gennaio 2014, conclusi i lavori, si sciolse, consegnando le proprie conclusioni, in maniera riservata, alla Congregazione (oggi Dicastero) per la dottrina della fede.
Dieci anni dopo, il 19 settembre 2024, il Dicastero in questione ha pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede la Nota “La Regina della Pace” circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Con questo documento, controfirmato da papa Francesco, la Chiesa ha espresso il proprio nullaosta (nihil obstat) nei confronti della devozione medjugorjana, senza pronunciarsi sulla soprannaturalità:
Tramite il nihil obstat circa un evento spirituale, i fedeli «sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione». [...]
La valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi soprannaturali, ma soltanto evidenziare che “in mezzo” a questo fenomeno spirituale di Medjugorje lo Spirito Santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli. Pertanto si invita ad apprezzare e condividere il valore pastorale di questa proposta spirituale.
[Nota “La Regina della Pace” circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje del Dicastero per la Dottrina della Fede, Bollettino Sala Stampa Santa Sede, 19/9/2024, 38.]
Nella fase finale della conferenza stampa di presentazione della Nota, il Prefetto del Dicastero, cardinal Victor Manuel Fernández, rispondendo ad una domanda della giornalista Valentina Renzopaoli, ha aggiunto (1:45:31):
Ho domandato a papa Francesco, perché c'è sempre la possibilità che un papa dica: "Bene, dopo il nullaosta andiamo avanti, andiamo oltre e vediamo se si può fare una dichiarazione di soprannaturalità". Il papa m'ha detto esplicitamente (l'ho domandato per sapere, dico, se qualcuno mi domanda, no?), m'ha detto: "No, per niente. Considero assolutamente sufficiente il nullaosta e non c'è alcun bisogno di andare oltre, verso una dichiarazione di soprannaturalità".
E anche lui mi ha confidato che per lui sembra molto molto difficile, perché è come avere la bacchetta magica, come dice lui.
In sostanza, la Chiesa non sa se i presunti veggenti dicano la verità o mentano, ma non importa: l'essenziale è che il fedele dia credito "in forma prudente" ai loro messaggi e alla "proposta spirituale" che grazie a loro si è originata.
Il vescovo di Mostar, mons. Petar Palić, nel suo decreto conseguente all'emanazione della Nota vaticana, esplicita che i sacerdoti della diocesi "sono liberi di aderire o meno a questa proposta spirituale."
Aggirare il problema dei "veggenti"
Il pronunciamento giunge all'indomani dell'emanazione delle nuove Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali (17 maggio 2024) con le quali la Chiesa ha sostanzialmente dichiarato di non poter (salvo casi eccezionali di diretta pertinenza del pontefice) stabilire la soprannaturalità di un fenomeno, ma di poter solo eventualmente fornire il Nihil obstat alla devozione sorta intorno ad una determinata "proposta spirituale" [I, 17].
Con le nuove Norme, non essendo di norma prevista la proclamazione della soprannaturalità, viene assegnato un peso maggiore all'eventuale presenza dei frutti: in altri termini, il criterio principe risulta ora il successo riscosso dalla "proposta spirituale".
Questa differenza viene evidenziata chiaramente nella premessa della Nota:
Le conclusioni che vengono espresse in questa Nota si pongono nel contesto di quanto è determinato nelle attuali Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali (Dicastero per la Dottrina della Fede, 17 maggio 2024; d’ora in poi abbreviato in Norme). Di conseguenza, la prospettiva dell’analisi è assai differente da quella utilizzata in studi anteriori.
È importante chiarire sin dall’inizio che le conclusioni di questa Nota non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti.
[Nota “La Regina della Pace”, 1]
Gli "studi anteriori" a cui si riferisce il Dicastero sono, in maniera particolare, quelli prodotti dalla commissione Ruini, la quale, pur dando un giudizio positivo (non supportato da motivazioni oggettive) sulle origini del fenomeno, non ha però potuto evitare di ammettere le forti criticità legate ai presunti veggenti.
Una parte significativa degli atti della commissione Ruini è stata pubblicata nel 2021 nel volume Processo a Medjugorje da David Murgia, giornalista di TV 2000 (stazione televisiva di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana) e sostenitore di Medjugorje (precedentemente, la sola Relazione finale della commissione era stata pubblicata dal vaticanista Saverio Gaeta, anche lui sostenitore di Medjugorje, nel libro Dossier Medjugorje [San Paolo, 2020] e dallo stesso David Murgia nel volumetto Rapporto su Medjugorje [Il Segno di Giona, 2020]).
In uno studio stilato da due membri della commissione (Murgia copre sistematicamente con un omissis i nomi dei componenti), datato 8 febbraio 2013 e allegato al verbale della seduta del successivo 22 febbraio, si legge:
Il protocollo della CdF [...] impone di acquisire come elemento negativo la «ricerca evidente di lucro, collegata strettamente al fatto».
Nel caso dei “veggenti” di Medjugorje si può certamente dire che questo si presenta come l’aspetto più critico, che comunica un senso di profondo disagio. [...]
Impossibile negare [...] che il diretto coinvolgimento dei “veggenti” nei pacchetti delle escursioni-pellegrinaggio, nei soggiorni di alto profilo nell’ambito delle conventions con relativa esibizione dell’estasi, nella proprietà e nell’allestimento di infrastrutture dell’ospitalità alberghiera, disturba molto. L’esibizione del carisma appare interna ad un invadente dispositivo commerciale, più che non a un sobrio contesto di vita ecclesiale.
Il rapporto degli sviluppi dell’evento con l’incremento delle proprietà domestiche personali e con l’elevazione del tenore di vita, è assodato. [...] Il quadro complessivo del tenore e dello stile di vita di alcuni componenti del gruppo, poi, offre un’immagine non congruente con la responsabilità di custodire e amministrare un carisma così eccezionale come quello che viene esibito come perdurante. [...]
Forse non abbiamo tutta la certezza desiderabile di una evidente ricerca del lucro strettamente connessa con il fatto. Però il fatto si mostra vistosamente collegato con elementi di lucro. L’incertezza su questo punto specifico deve assolutamente essere risolta.
[Allegato II – Verbale del 22 febbraio 2013, in D. Murgia, Processo a Medjugorje, Rubbettino, 2021, pp. 178-179]
In queste parole si legge imbarazzo ma, sostanzialmente, anche onestà. Si riconosce la situazione per quella che è, ma non si trova una soluzione convincente. Semmai, si spera di trovarla.
Alcuni mesi dopo, nella Relazione finale, il problema è sempre lì. Al contrario di quanto auspicato dai due membri, l'incertezza su questo punto specifico non è stata affatto risolta.
Fanno però la loro comparsa tentativi di giustificazione astratti e paradossali (basati su psicologismi), che in realtà stanno a evidenziare che non si è riusciti a trovare nessuna argomentazione oggettiva e migliore.
Nel paragrafo della Relazione (I, 2.4) intitolato Credibilità attuale dei presunti veggenti si legge:
Quel che la Commissione Internazionale ha potuto accertare, a proposito dell’accusa di un’eventuale ricerca del lucro, è che i testimoni del segno soprannaturale a loro originariamente indirizzato hanno ora effettivamente un rapporto per alcuni aspetti ambiguo con il denaro (e con quello che, in generale, si può chiamare preoccupazione per il proprio “benessere”). Quest’ambiguità, però, più che situarsi sul versante dell’immoralità, si situa nel versante della struttura personale, spesso priva di un solido discernimento e di un coerente orientamento, anche perché è mancata loro una attendibile e continuativa guida spirituale, nel corso di questi trent’anni. Vi sono, semmai, molti indizi di protagonismi spirituali esibiti e di relazioni pastorali mancate. [...]
Questo mancato accompagnamento spirituale e umano è sicuramente una tra le cause di certe ambivalenze e ambiguità che si sono manifestate tra i protagonisti del fenomeno in fieri.
[Relazione finale: Gaeta, pp. 81-83; Murgia, pp. 57-58]
In sostanza, si ammette che il rapporto dei "veggenti" con il denaro e con la ricerca di lucro è ambiguo, ma si arriva a dire che ciò sarebbe da attribuire non ad una loro colpa, bensì alla mancanza di una guida spirituale.
Quindi, secondo questa tesi, delle persone che dicono di essere guidate spiritualmente dalla Madonna (con presunti "incontri" tuttora quotidiani per tre di loro), hanno bisogno di una guida spirituale terrena che insegni loro quello che evidentemente la Madonna non riesce a insegnare (ad esempio, concetti come: non ci si deve prendere gioco dei fedeli chiedendo loro denaro per la costruzione di un "centro di spiritualità", quando invece si sta costruendo un albergo privato da 120 posti letto di nome Magnificat [si veda: I veggenti di Medjugorje si sono arricchiti con le apparizioni?]).
La commissione ha individuato anche altri motivi di perplessità in quelle che essa ha considerato vere e proprie invenzioni da parte dei presunti veggenti [corsivo nell'originale]:
Dai documenti originali messi a disposizione della Commissione Internazionale, risulta che gli allora adolescenti avevano dichiarato che il fenomeno avrebbe avuto termine. Ma, come si sa, questo non è accaduto.
[Relazione finale: Gaeta, pp. 83-84; Murgia, p. 58]
Inoltre [parentesi e punti esclamativi nell'originale]:
La Commissione Internazionale ha dovuto rilevare la banalità ripetitiva di alcune comunicazioni che i testimoni dichiarano di aver ricevuto dalla Gospa [...]. Soprattutto, però, questo settore riguarda:
• la presunta Vita di Maria - di cui Vicka Ivanković asserisce di essere la depositaria, perché dettatale dalla stessa Gospa (!);
• il "grande segno" (non ancora realizzato!);
• i cosiddetti dieci "segreti" (con la questione del "frate depositario")
[Relazione finale: Gaeta, pp. 77-78; Murgia, p. 54.]
Più avanti [corsivo nell'originale]:
Tra i tanti elementi problematici ed ambigui, quel che assume senza dubbio un peso maggiore, alla luce degli eventi del passato, è la forma tipica del “segreto”; non avendo i presunti veggenti sviluppato particolari qualità intellettuali e di introspezione, ed essendo parimenti rimasti privi di un accompagnamento e di un’educazione umana e spirituale all’altezza di quel che si stava verificando, il bisogno di rifarsi a dei modelli di comportamento che permettessero loro l’integrazione delle particolari esperienze che asserivano vivere può averli orientati ad assumere forme e ruoli già presenti nel vissuto ecclesiale (essere simili a) [...].
[Relazione finale: Gaeta, pp. 79-80; Murgia, pp. 55-56]
In pratica, la Relazione ci sta dicendo quanto segue: la commissione ritiene probabile che i dieci segreti (come la Vita della Madonna e la prosecuzione stessa delle apparizioni dopo i primi giorni) siano un'invenzione dei “veggenti”, i quali si sarebbero ispirati ai racconti di altri presunti veggenti del passato. Ma, anche stavolta, secondo la commissione pontificia, la colpa di quest'inganno non è loro ma della mancanza di una educazione spirituale.
Ad ogni modo, cambiare le Norme ha consentito di eludere anche tutti questi problemi. Nella Nota non se ne fa alcuna menzione.
D'altro canto, però, viene detto che i presunti veggenti "non sono più da percepire come mediatori centrali del “fenomeno Medjugorje”" [Nota, 5].
Il che è difficile da conciliare con la credenza che la Madonna li usi come suoi intermediari.
Raccolta completa?
Nella Nota si ammette:
Anche se i messaggi di questo tipo non sono frequenti in Medjugorje, ne troviamo alcuni che si spiegano unicamente a partire dai desideri personali dei presunti veggenti.
[Nota “La Regina della Pace”, 30]
Il Prefetto dice che "il Dicastero ha dovuto analizzare i messaggi, perché questo è un compito diretto del Dicastero. [...] Noi adesso accogliamo questi messaggi, quelli pubblicati nel volume citato nella Nota, non come rivelazioni private, perché non abbiamo una certezza che siano messaggi della Madonna, ma li accogliamo solo come testi edificanti che possono stimolare una vera e bella esperienza spirituale." [Conferenza Stampa di presentazione della Nota “La Regina della Pace” circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje, Bollettino Sala Stampa della Santa Sede, 19/09/2024].
A quale fonte ha attinto il Dicastero per trovare i messaggi da valutare?
A un volume così indicato: "Raccolta completa dei messaggi della Regina della Pace. «Vi supplico: convertitevi!», Camerata Picena [An] 2024" [Nota "La Regina della Pace", 2] (si tratta di un testo edito dalla casa editrice Shalom).
Come si può vedere intorno al minuto 41:20 del video della conferenza stampa, il Prefetto mostra pubblicamente il volume in questione e pronuncia queste parole (non riportate nella trascrizione del testo pubblicata dalla Sala Stampa): "Noi abbiamo analizzato i messaggi pubblicati, che si trovano in questa raccolta completa. Ci sono anche sul sito web di Radio Maria Italia e parzialmente sul sito web di Medjugorje. Questi sono i messaggi analizzati, perché poi ce ne sono altri, tantissimi, che sono privati, per un piccolo gruppo, che non sono per tutti i fedeli".
Il cardinale si riferisce al fatto che prima del marzo 1984 (quando hanno inizio i cosiddetti "messaggi alla parrocchia" dati da Marija Pavlović) i messaggi di Medjugorje erano molto spesso legati a domande dei singoli fedeli o sacerdoti, oppure a problemi e situazioni contingenti (avevano quindi destinatari precisi).
Per tale periodo, i messaggi pubblicati e oggi in circolazione sono selezioni e parziali estratti da fonti cronachistiche molto più ampie: essenzialmente, la Cronaca parrocchiale delle apparizioni, o Kronika ukazanja (i primi due volumi, curati dal viceparroco Vlašić, coprono il periodo dall'agosto 1981 all'agosto 1984 e constano di oltre mille pagine), e, in secondo luogo, i cosiddetti diari della "veggente" Vicka Ivanković.
Il cardinale ci sta dicendo che il Dicastero ha compiuto la sua analisi su una selezione devozionale dei messaggi che può grosso modo definirsi "raccolta completa" solo per il periodo successivo al marzo 1984.
Ma i messaggi e le presunte "comunicazioni" del periodo precedente (presenti nel volume in maniera largamente incompleta) sono i più rivelatori, proprio perché i presunti veggenti erano meno esperti, meno smaliziati.
Inoltre, il fatto stesso di dover spesso fornire risposte a domande rivolte tramite loro alla Madonna li costringeva a non poter fornire sempre messaggi preconfezionati ispirati ai vangeli.
E infatti i messaggi più problematici o imbarazzanti si collocano perlopiù prima del marzo 1984.
È pertanto improprio fare riferimento, per quel periodo, ad una selezione commerciale e devozionale. È ovvio che i problemi legati ai messaggi vengono minimizzati se si fa riferimento ad una fonte di quel tipo.
Tra le raccolte dei messaggi dei primi anni che sono state pubblicate, la meno incompleta resta quella curata dal mariologo francese padre René Laurentin (principale storiografo di Lourdes e colui che diede inizio alla propaganda internazionale per Medjugorje): Messaggio e pedagogia di Maria a Medjugorje. Raccolta cronologica dei messaggi, Queriniana, 1988 (una parte dei "diari" di Vicka sono stati pubblicati in traduzione francese e inglese nel testo critico del francescano Ivo Sivrić [La face cachée de Medjugorje, Psilog, 1988, pp. 237-246; The Hidden Side of Medjugorje, Psilog, 1989, pp. 243-252]).
Se volessimo considerare, ad esempio, i messaggi del 1981-1982 incoerenti con la dottrina cattolica, si può fare riferimento ad un articolo pubblicato nel 2012 sul Bollettino ufficiale (Službeni Vjesnik) della diocesi di Mostar dall'allora vescovo, mons. Ratko Perić: Le deviazioni di Medjugorje.
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Riguardo all'ex padre Tomislav Vlašić (colpito da interdetto nel 2008, ridotto allo stato laicale nel 2009 e scomunicato nel 2020), il Prefetto asserisce che "non si trattava precisamente di un direttore spirituale" [ibidem].
Quel che è certo è che tutti, a partire dai presunti veggenti, lo definivano tale.
C'è, ad esempio, un messaggio esplicito del febbraio 1982 in cui la presunta Madonna di Medjugorje dice ai ragazzi: "Ringraziate molto Tomislav che vi guida così bene" [Laurentin, op. cit., p. 165; si veda: Lodato dalla Madonna di Medjugorje e poi scomunicato: Tomislav Vlašić].
Questo messaggio manca nella selezione devozionale utilizzata dal Dicastero per la dottrina della fede, ma è tratto dal terzo dei cosiddetti "diari" di Vicka.
Si noti che è Vicka stessa a riconoscere come propri i diari in questione, in parte scritti di suo pugno, in parte dettati alle sorelle Ana, Zdenka e Mirjana, che trascrivevano fedelmente:
Ho scritto tre diari in cui racconto le mie prime esperienze con la Madonna. Sono tre quaderni che coprono il periodo dall’inizio delle apparizioni fino al marzo del 1982.
[Vicka Ivankovic-Mijatovic (con don Michele Barone), A Medjugorje con Maria. I segreti che la Madonna mi ha affidato, Piemme, 2015, p. 71]
Dalla metà degli anni Ottanta, i presunti veggenti furono invece seguiti da padre Slavko Barbarić (tanto vicino a loro che Marija, il 25 novembre 2000, il giorno dopo la sua morte, diede il famoso messaggio della Gospa: "Desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato al Cielo e che intercede per voi").
Padre Slavko controllava perfino i messaggi prima della loro pubblicazione.
Un notissimo apologeta di Medjugorje, il giornalista statunitense Wayne Weible, in un suo libro, attestava ingenuamente:
Il 25 di ogni mese, subito dopo l’apparizione, Marija scrive il messaggio e lo comunica a padre Slavko Barbaric. Esso viene esaminato approfonditamente per verificarne l’aderenza alle Scritture e alla dottrina della Chiesa, e in meno di 24 ore viene trasmesso ai gruppi di preghiera e alle altre persone in tutto il mondo.
[Wayne Weible, The Final Harvest. Medjugorje at the End of the Century, Paraclete Press, 1999, p. 98. Cfr. anche p. 164]
Su questi particolari Weible era ben informato. Egli può essere considerato colui che iniziò a far conoscere Medjugorje negli Stati Uniti, tramite una serie di articoli pubblicati alla fine del 1985. Dal 1986 cominciò a frequentare, molto assiduamente, il villaggio erzegovinese e dedicò il resto della sua vita, a tempo pieno, a propagandare il fenomeno.
A partire dal 1987, durante i suoi soggiorni a Medjugorje, fu regolarmente ospite in casa di Marija, che, come lui stesso attesta, gli disse, in un inglese stentato: «D’ora in poi, quando vieni a Medjugorje, tu stai qui. Tu sei famiglia» [Weible, Medjugorje. The Mission, Paraclete Press, 1994, p. 97].
L'edizione italiana del suo libro Medjugorje. The Message, del 1989, contiene la prefazione di padre Slavko Barbarić in persona (che scrive: «Conosco bene l’autore» [Weible, Medjugorje. Il messaggio, Rusconi, 1993, p. 7]).
Inoltre, la traduzione dell’edizione italiana di questo libro è stata realizzata da Paolo e Dino Lunetti, cioè, rispettivamente, il fidanzato (oggi marito) e il suocero di Marija.
C'è da meravigliarsi se dalla metà degli anni Ottanta i messaggi non hanno più presentato evidenti problemi?
Lo pseudomessaggio del 20 maggio 1982
Nella nota è scritto, a proposito all'invito alla carità contenuto nei messaggi di Medjugorje:
Non si tratta di proporre un sincretismo né di dire che «tutte le religioni sono uguali davanti a Dio». Ciononostante, tutte le persone sono amate. Questo è un punto che si capisce meglio nel contesto ecumenico e interreligioso della Bosnia ed Erzegovina, segnato da una terribile guerra con forti componenti religiose:
«Sulla terra voi siete divisi, ma siete tutti figli miei. Musulmani, ortodossi, cattolici, tutti siete uguali davanti a mio Figlio e a me. Siete tutti figli miei. Ciò non significa che tutte le religioni siano uguali davanti a Dio, ma gli uomini sì. Non basta, però, appartenere alla Chiesa cattolica per essere salvati: occorre rispettare la volontà di Dio […]. A chi poco è stato dato, poco sarà chiesto» (20.05.1982).
[Nota “La Regina della Pace”, 7]
Qui si attua un doppio capovolgimento della realtà documentata.
Il messaggio del 1° ottobre 1981 "Tutte le religioni sono uguali davanti a Dio" (perfettamente coerente con il pensiero religioso dell'allora padre Tomislav Vlašić) non è presente nella selezione devozionale usata dal Dicastero, ma è solidissimamente documentato [cfr. Laurentin, op. cit., p. 149 e il già citato articolo del vescovo Perić: Le deviazioni di Medjugorje].
È pur vero che gli apologeti [cfr. Laurentin, op. cit., pp. 300-306] hanno proposto interpretazioni alternative, ma esse appaiono obiettivamente infondate [rimando al mio articolo La Gospa dice: "Tutte le religioni sono uguali". Gli apologeti corrono ai ripari].
Ma non basta.
Facendo ancora una volta affidamento sulla selezione devozionale, il Dicastero pensa di aver citato, come abbiamo appena visto, un messaggio di Medjugorje, del 20 maggio 1982, che rettificherebbe o fornirebbe la chiave interpretativa di quello del 1° ottobre 1981.
Non è così.
Quello citato dal Dicastero è uno pseudomessaggio la cui storia comincia nel 1988, quando lo storiografo e cronista di Medjugorje padre René Laurentin lo inserisce, all'interno della sua Raccolta cronologica dei messaggi [Laurentin, op. cit., pp. 261-262], in un'apposita sezione denominata "Messaggi non datati o datati approssimativamente raccolti da diversi autori".
Avendo già pubblicato da qualche anno tutta la documentazione completa nella mia Appendice su alcune confuse e inaffidabili "rettifiche" al messaggio del 1° ottobre 1981, qui mi limito a ricordare sinteticamente che Laurentin trasse il messaggio (attribuito a Marija) da un libro pubblicato nel 1982 in tedesco dal primo cronista di Medjugorje, don Marijan Ljubić, apparso più tardi in versione francese con aggiunte e commenti a cura di André Castella [Marijan Ljubić, André Castella, Medjugorje. Dernière invitation à la priere et à la conversion, Parvis, 1986, p. 128].
Laurentin commise però un grave errore che venne così denunciato nel 1991 da Frère Michel de la Sainte Trinité:
Segnaliamo che quest'ultimo [Laurentin] attribuisce surrettiziamente alla Gospa il lungo commento teologico che André Castella ha ritenuto necessario aggiungere al messaggio trasmesso da Marija.
[Frère Michel de la Sainte Trinité, Medjugorje en toute vérité, CRC, 1991, p. 112, nota 86]
In realtà non ci fu malafede da parte di Laurentin.
Il problema dipese dal fatto che nell'edizione francese del 1986 del libro di don Marijan Ljubić fu commesso un errore nell'uso dei caratteri tipografici (si veda la mia già citata Appendice) che rese poco agevole distinguere il messaggio dal commento aggiunto da André Castella, e così Laurentin fu indotto in errore (peraltro, lo stesso Laurentin successivamente citerà il messaggio in maniera corretta nel suo La Vergine appare a Medjugorje? [Queriniana, 1991, p. 116], ma ormai il messaggio alterato si era diffuso nelle varie raccolte apologetiche).
Il messaggio, indirizzato a un prete cattolico perplesso per la guarigione di un bambino ortodosso, era semplicemente questo: "Di' a quel prete, di' a tutti che siete divisi sulla terra. I mussulmani e gli ortodossi, come i cattolici, sono uguali davanti a mio Figlio e a me; siete tutti miei figli" [Marijan Ljubić, Erscheinungen der Gottesmutter in Medugorje, Miriam Verlag, 1982, p. 74].
Il Dicastero per la dottrina della fede ha voluto fare affidamento su una raccolta commerciale e devozionale e non su uno studio storico-critico e queste sono le conseguenze: uno pseudomessaggio usato a sostegno della concessione del nullaosta, in un documento ufficiale vaticano, controfirmato dal papa.
Ancora su Vlašić
Continua il Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede:
Vlasic era molto attivo per diffondere Medjugorje e dal 1986 si è trasferito stabilmente in Italia. Lui cercava i ragazzi, ma non era altrettanto vero che loro fossero attaccati a lui.
[Conferenza Stampa di presentazione della Nota “La Regina della Pace”]
Quando, il 15 novembre 1987, Vlašić tornò per la prima volta a Medjugorje dopo un'assenza di diversi mesi, la reazione della "veggente" Marija ci è riportata dal cronista padre Laurentin:
La visita di Tomislav è stata accolta con gioia da molti: Le gambe non mi reggevano dalla gioia, ha detto Marija.
[René Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, O.E.I.L., dicembre 1988, p. 97]
Come si fa a dire che i ragazzi non erano attaccati a lui se nel 1988 Marija addirittura si trasferì con lui in Italia per entrare nella comunità da lui fondata a Parma ("Regina della pace, siamo completamente tuoi; a Gesù attraverso Maria")?
A tal proposito, è singolare poi il modo in cui il Prefetto fa riferimento a quando Marija Pavlović ammise di aver inventato un messaggio di approvazione della comunità, dietro richiesta di Vlašić [si veda: Quando Marija Pavlović inventò un messaggio].
Il Prefetto dice:
I ragazzi hanno riconosciuto di aver mentito due volte, una per non far conoscere un messaggio che si considerava privato e un’altra sotto pressione del padre Vlasic. Essi hanno riconosciuto che quella è stata l’unica volta in cui il padre Vlasic è riuscito a fare pressione su qualcuno dei ragazzi contro la loro volontà.[Conferenza Stampa di presentazione della Nota “La Regina della Pace”]
Premesso che Marija all'epoca dei fatti era ormai una giovane donna di 22 anni, qual è, secondo il Prefetto, il numero di messaggi falsamente attribuiti alla Madonna ammessi da un presunto veggente che dovrebbe far sorgere il sospetto che non sia una persona credibile (se uno non basta)?
Il cardinal Fernández continua:
In realtà le prime apparizioni succedono quando non c’era alcun prete nel paese, e sono continuate con lo stesso stile quando loro non c’erano più.
[Ibidem]
Dipende da cosa si intende per "stile" dell'apparizione. Di sicuro, finché furono sotto l'influsso di padre Tomislav i ragazzi facevano spesso riferimento alla natura apocalittica, terrificante, dei "segreti" di cui si dicono depositari.
Dopo il suo allontanamento, pur rimanendo viva l’attesa per i segreti, i presunti veggenti hanno sempre più decisamente messo in secondo piano e poi abbandonato il tema apocalittico, benché qualche interprete dei fatti di Medjugorje continui a battere ossessivamente su questo tasto (per la documentazione di tutto ciò si veda Dieci segreti e una lunga attesa).
Voce e memoria
Come è noto, un'argomentazione o una giustificazione viene definita ad hoc quando non discende da una evidenza obiettiva ma è costruita presentando come se fosse un dato di fatto certo e acquisito ciò che è solo un'ipotesi funzionale alla tesi che si vuole sostenere.
Quando il Prefetto fa menzione dei pochi messaggi problematici presenti nella raccolta devozionale utilizzata come testo di riferimento, egli ridimensiona la questione anche con quest'argomentazione:
Bisogna ricordare che, quando ci sono esperienze spirituali di diverso tipo, non c’è un dettato, la Madonna non dice: “ripeti o scrivi parola per parola ciò che ti dico”. La persona percepisce un contenuto e fa lo sforzo di ricordarlo e di esprimerlo come meglio possibile, e può darsi che non trovi le parole più adatte per farlo.
[Conferenza Stampa di presentazione della Nota “La Regina della Pace”]
Ebbene, il Prefetto non sa che, con questa tradizionale ma indimostrabile argomentazione apologetica, sta dicendo esattamente l'opposto di ciò che gli stessi presunti veggenti dicono, per dimostrare la propria affidabilità.
Scrive Mirjana nella sua autobiografia:
Io riesco a ricordare il messaggio solo per pochi minuti. Dopo non sono più in grado di ripeterlo con esattezza, so solo su cosa verteva. Così, conscia dell’importanza di trasmetterlo immediatamente, mi faccio forza e parlo, dettando a Miki [il suo collaboratore Miki Musa, MC] il testo. In quel momento, ho la sensazione che la Madonna me lo stia ripetendo […]. È come se dentro di me vi fosse la registrazione temporanea del testo, che posso interrompere e poi continuare ad ascoltare secondo le necessità. Credo che la Madonna me lo trasmetta finché non viene definitivamente registrato.
[Mirjana Soldo, Il Mio Cuore Trionferà, Dominus Production, 2016, p. 431]
«Come fa la Madonna a trasmetterti i messaggi?», domanda a Marija Pavlović il giornalista e attivista di Medjugorje
Riccardo Caniato. Lei risponde:
Durante l’apparizione del 25 del mese mi comunica il messaggio, parlandomi in croato. In seguito, per qualche tempo, mi si impone un ricordo anche visivo e acustico che si mantiene per il tempo sufficiente di trascrizione e rilettura del messaggio.
[Riccardo Caniato, Mi ha mostrato il Paradiso poi sono tornata a casa, «Oggi», numero da collezione, Speciale Medjugorje: La Madonna di Medjugorje, n. 3, giugno 2009, p. 25]
Tutti i messaggi sarebbero trascrizioni testuali: lo dicono i diretti interessati...
Gli attacchi al vescovo dimenticati
Il Prefetto afferma:
Il punto più oscuro e triste è invece il lungo conflitto tra i francescani ribelli (compresi quelli che lavoravano a Medjugorje) e i Vescovi.
[Conferenza Stampa di presentazione della Nota “La Regina della Pace”]
Egli mette però così tutti sullo stesso piano e non fa nessun riferimento ai messaggi del 1981-1982 nei quali il vescovo Pavao Žanić veniva violentemente attaccato per aver trasferito da Mostar e poi, a seguito della loro ostinata disobbedienza, privato delle facoltà sacerdotali due francescani ribelli.
Il Prefetto si limita a dire che "due francescani sono stati dimessi ma dopo riabilitati dalla Segnatura apostolica" [ibidem].
Non è esattamente così.
La Segnatura Apostolica, supremo tribunale vaticano, il 27 marzo 1993, a seguito del ricorso di uno dei due frati, Ivan Prusina, ravvisò errori di tipo formale nel provvedimento di riduzione allo stato laicale emanato Dicastero vaticano della Congregazione per i religiosi, in quanto si era proceduto per via amministrativa, senza concedere agli accusati la possibilità di difendersi.
Di conseguenza, le misure punitive adottate nei loro confronti dovettero essere dichiarate nulle, ma il tribunale vaticano non si è assolutamente espresso in merito all’innocenza o alla colpevolezza dei due imputati: si è limitato a constatare l’irregolarità della procedura seguita.
È da sottolineare con forza che non fu rilevata nessuna irregolarità nella privazione delle facoltà sacerdotali, sancita
da mons. Žanić (per la documentazione in merito a tutto ciò si veda La Madonna di Medjugorje si schiera con i frati ribelli).
Meglio non indagare troppo?
Il desiderio (consapevole o meno) di non mettere in difficoltà i presunti veggenti di Medjugorje ricorre spesso nelle indagini vaticane degli ultimi anni.
Un esempio concreto, tra i tanti possibili: com'è noto, Mirjana asserisce di aver ricevuto dalla Madonna una pergamena miracolosa, di materiale sconosciuto, contenente i segreti, che solo lei riesce però a leggere (afferma di averla mostrata a un cugino ingegnere, a una cugina e a un'amica - tutti rigorosamente anonimi - senza che siano riusciti a leggerne il contenuto: Mirjana e la pergamena portentosa).
Ivanka, a sua volta, ha dichiarato alla commissione:
Ivanka: «Ho ricevuto dalla Gospa un frammento di materia la cui natura non so ben definire. Potrebbe essere carta o stoffa. Comunque, è su quel frammento che io stessa ho scritto – in un “linguaggio criptato” – i dieci segreti rivelati dalla Madonna».
[Verbale del 10 giugno 2011, in Murgia, Processo a Medjugorje, cit., p. 59]
Ebbene, la commissione non ha chiesto a né a Mirjana né a Ivanka di poter esaminare in qualche modo queste portentose reliquie.
Né, in tutti gli anni successivi, il Dicastero per la dottrina della fede, prima di pronunciarsi, ha mai pensato ad un supplemento di indagine che andasse in questo senso.
È possibile trovare per tutto ciò una motivazione diversa dalla paura di "inchiodare" in maniera definitiva e senza appello le due "veggenti"?
Le prime sette apparizioni?
Il Prefetto ricorda le conclusioni della commissione Ruini che ha creato una distinzione (artificiosa perché indimostrata e indimostrabile) tra le prime sette apparizioni e le successive decine di migliaia sino ad oggi:
La Commissione ritiene che «nelle prime sette apparizioni, tra il 24 giugno e il 3 luglio 1981, i ragazzi, psichicamente sani, non sono stati influenzati da nessuno ed hanno concordemente attestato di vedere la Madonna che affidava loro messaggi di conversione e penitenza. Cioè, la devozione sorta a Medjugorje ha un’origine soprannaturale, è autentica»
[Conferenza Stampa di presentazione della Nota “La Regina della Pace”]
La frase è scritta più di una volta nei testi della commissione Ruini, ma è totalmente priva di senso, perché nei dieci giorni tra il 24 giugno e il 3 luglio ci sono state presunte apparizioni ogni giorno.
David Murgia ammette:
La Commissione Pontificia ha definito “straordinarie” le prime sette apparizioni ma come è possibile visionare, in quel periodo, le apparizioni che si sarebbero verificate a Medjugorje sono dieci. [...]
Non so darmi una risposta. Posso ipotizzare che il tempo era poco e la pressione di chiudere il processo era tale che alla fine la Commissione ha dovuto far presto e concludere alla meglio i lavori.
[Murgia, Processo a Medjugorje, cit., p. 230]
Ma dieci anni dopo il Prefetto ripete quelle stesse parole senza fornire nessun commento.
Se ne deve dedurre che non vi è stata nemmeno la consapevolezza della mancanza di senso della frase.
In ogni caso, nella Relazione finale della commissione si legge [corsivo nell'originale]:
La Commissione Internazionale rileva, in ogni caso, che gli eventi successivi alle prime sette apparizioni costituiscono un vero problema, che rende assai difficile una valutazione conforme a quella che può essere riconosciuta al segno originario.
[Relazione finale: Gaeta, p. 83; Murgia, p. 58]
In sintesi, quindi, credibili le apparizioni dei primissimi giorni e dubbie le decine di migliaia dei decenni successivi. Con quella che appare un'acrobazia logica, si è ammessa la poca affidabilità dei presunti veggenti ma, contemporaneamente, si è salvato un nucleo originario di Medjugorje e il fervore religioso che lì si è generato.
Anche un membro della commissione esprime ai colleghi le proprie obiezioni di fronte a questa singolare scelta (il parere della commissione, infatti, non fu espresso all'unanimità).
In uno studio stilato da due membri (Le origini del fenomeno "Medjugorje") e allegato al verbale della seduta del 15 dicembre 2012, gli si risponde così:
Per quanto riguarda la non banale ma arguta proposta di Omissis secondo cui «un’origine positiva dev’essere confermata nella storia successiva; quest’ultima non dovrebbe smentire, con ambiguità e incertezze, una radice autentica bensì svilupparla in maniera incoraggiante», crediamo ch’essa, facendo le debite e doverose eccezioni, non può essere assolutizzata, in quanto potrebbe di per sé essere relativizzata dalla stessa storia della Chiesa, sgorgata dal cuore trafitto del Signore (origine positiva) e sovente, nei suoi Membri cagiovevoli (sic) e imperfetti, soggetta ad ambiguità e incertezze.
[Allegato V – Verbale del 15 dicembre 2012, in Murgia, Processo a Medjugorje, cit., p. 170]
L'analogia finale non si regge dal punto di vista strettamente logico, in quanto mette sullo stesso piano due entità di natura diversa (i protagonisti originari di un fenomeno e i successori), ma, poi, viene spontaneo domandarsi: se c'erano questi presunti elementi di soprannaturalità iniziale, come mai erano sfuggiti non solo alla commissione diocesana (attiva fino al 1986) ma anche alla commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava (1987-1991)?
Marco Corvaglia
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