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Padre Jozo: testimonianze o fantasie?
di Marco Corvaglia
Padre Jozo Zovko in una foto del 2020
Quando iniziarono le "apparizioni", il parroco di Medjugorje, padre Jozo Zovko, già da alcuni anni era considerato - naturalmente dal punto di vista del regime comunista al governo - un sovversivo: "Il suo fascicolo presso gli uffici dell'UDBA [polizia segreta jugoslava, nda] era molto voluminoso" [D. Vidović, La salvezza dell'umanità. Le apparizioni della Regina della Pace dal 24 giugno 1981 sino ad oggi, Fram Ziral, 2010, p. 42].
Com'è noto, i francescani erano guardati con sospetto dal regime, in quanto storicamente vicini al nazionalismo e quindi all'indipendentismo croato (sul fatto che il parroco avesse uno spirito nazionalista, non ci sono comunque dubbi: lo stesso apologeta di Medjugorje padre René Laurentin, durante la terribile guerra di Jugoslavia dei primi anni ’90 tra serbi, croati e bosniaci, vedrà con i propri occhi padre Jozo dimostrare "a volte un patriottismo croato da mozzare il fiato" [R. Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 15, O.E.I.L., 1996, p. 26]).
Sicuramente per rappresaglia contro le "apparizioni" (ritenute un'invenzione dei francescani per sobillare il popolo), padre Jozo fu arrestato, sulla base di pretesti, nell'agosto del 1981, insieme ad altri francescani erzegovinesi.
Il successivo 21 ottobre, secondo i "veggenti", la Madonna affermò:
Non abbiate paura per Jozo. E' un santo, ve l'ho già detto.
[René Laurentin, Messaggio e pedagogia di Maria a Medjugorje. Raccolta cronologica dei messaggi, Queriniana, 1988, p.152]
A seguito di un processo-farsa, padre Jozo fu condannato, in primo grado, a tre anni e mezzo di carcere, ridotti poi ad un anno e mezzo in appello.
Altri francescani non legati direttamente a Medjugorje (Ferdo Vlašić e Jozo Krizić) ebbero condanne anche più dure [cfr. S. Gaeta, Medjugorje. La vera storia, Edizioni San Paolo, 2020, pp. 190-191], con l’accusa di avere attentato alla sicurezza dello Stato e di aver fatto propaganda nazionalistica.
Reso onore al martirio politico di padre Jozo, rimangono però altri aspetti, molto problematici.
Padre Jozo rientrò a Medjugorje (dopo un breve soggiorno a Zagabria) nel quarto giorno delle "apparizioni" (27 giugno 1981). All'inizio era sospettoso nei confronti dei ragazzi-veggenti, ma solo perché temeva che si trattasse di una messinscena organizzata dai comunisti:
Pensai tra me e me che i comunisti avevano manipolato i bambini per ridicolizzare la fede. E mi dissi: «Lasci un attimo la tua parrocchia e guarda che colpo basso ti organizzano questi brutti comunisti!» Volevano ridicolizzare la Chiesa per screditare il mio lavoro e tutto il resto.
[Sabrina Covic, Incontri con Padre Jozo, Sakramento, 2006, pp. 52-53]
Scriveva don Pietro Zorza, che lo aveva intervistato più volte:
Era convinto che le due ragazze che mai aveva visto perché Ivanka era di Mostar e Mirjana di Sarajevo, fossero state mandate dai Comunisti e con la droga avessero sconvolto gli altri quattro...
[Pietro Zorza, Cari figli, grazie per aver risposto alla mia chiamata, Eurostampa, 1991, p. 100]
Nel giro di pochissimi giorni cambiò atteggiamento, divenendo sostenitore delle "apparizioni". L'ipotesi più realistica è che ciò sia accaduto nel momento in cui comprese che dietro a quella vicenda non c'erano i comunisti.
Dal canto suo, padre Jozo dirà di aver sentito, in quei primi giorni (mentre lui era in chiesa e i ragazzi cercavano di sfuggire alla polizia), la "voce di Cristo" che gli diceva: "Esci fuori e salva i miei bambini, poi in seguito ti dirò quello che dovrai fare" [dichiarazione di p. Jozo Zovko in Zorza, op. cit., p. 20].
Che effetto gli avrebbe fatto questa presunta esperienza soprannaturale?
Nel 1991 diceva:
Ma come potevo credere a dei bambini? [...] Io dicevo: Gesù io non credo! anche dopo aver sentito la Voce. Avevo ancora dei dubbi.
[Ivi, p. 21]
Nel 2001, invece:
Così, lei ha creduto dal giorno in cui ha sentito la voce in chiesa?
Come dire... stava avvenendo un grande cambiamento. Mi sentivo bene, Dio era presente. Dio risponde alle nostre preghiere. Dio ci dona dei segni. I bambini diventarono, per me, degli esseri forti, dei testimoni, coloro che portano il messaggio, che non inventano il messaggio che ricevono. Questo era ormai sufficiente per me.
[Covic, op. cit., p. 61]
È da notare che, della presunta voce soprannaturale, padre Jozo parlò solo due anni dopo, nell'agosto 1983 (sei mesi dopo la scarcerazione).
Ovviamente (come, nella sostanza, mi ha obiettato Saverio Gaeta in una nota del suo libro) non avrebbe potuto parlarne dal carcere. Ma tra il presunto episodio e l'arresto passò circa un mese e mezzo (tempo che sarebbe stato più che sufficiente).
Inoltre, il giorno in cui il fatto così eclatante e memorabile sarebbe accaduto è impossibile da determinare con precisione, sia perchè padre Jozo ha fornito, in quattro occasioni, quattro date diverse (29 giugno 1981 [Jozo Zovko, «Va’ e difendi i ragazzi!», in Ivan Sesar et al., Medjugorje, Centro informativo Mir Medjugorje, Medjugorje 2003, p. 34], 30 giugno [intervista con Barnaba Hechich, cfr. R. Laurentin, Racconto e messaggio delle apparizioni di Medjugorje, Queriniana, 1987, p. 62, nota 1], 1° luglio [intervista in S. Kraljevic, The Apparitions of Our Lady at Medjugorje, Franciscan Herald Press, 1984, pp. 41-43], 5 luglio [libro intervista con S. Covic, op. cit., pp. 58-61]), sia perché, qualunque data si voglia provare a prendere per buona, sorgono insanabili discordanze e incongruenze logiche e cronologiche, come ho documentato e dimostrato [cfr. M. Corvaglia, La verità su Medjugorje. Il grande inganno, Lindau, 2018, p. 43 e sgg.].
Il sostenitore di Medjugorje Saverio Gaeta, dal canto suo, riporta un episodio dai dettagli inverosimili raccontato da padre Jozo e ammette che esso è evidentemente "romanzato" [Gaeta, op. cit., p. 151; cfr. Corvaglia, op. cit., pp. 46-48].
Aggiunge anche una frase scritta dall'apologeta René Laurentin, il quale, all'inizio degli anni Novanta, sottolineava che "è un fatto risaputo che la memoria di padre Jozo è imprecisa", in quanto, per lui, "il ricordo vale come memoria del cuore, non per il suo rigore storico" [Gaeta, op. cit., p. 151].
Componendo insieme tutte queste premesse, il quadro che si ricava non sembra obiettivamente quello di una persona molto affidabile nei suoi racconti e testimonianze.
Tra l'altro, cosa significa, concretamente, l'eufemismo memoria del cuore? Significa "rielaborazione soggettiva dei fatti".
Resta solo da capire se cosciente o meno.
Ma andiamo avanti.
Dopo essere stato scarcerato, padre Jozo fu assegnato alla parrocchia di Bukovica. Poi, nel 1985, il vescovo Žanić lo assegnò alla parrocchia di Tihaljina, a 30 chilometri da Medjugorje.
Scrive Saverio Gaeta:
Quindi, il ministro provinciale lo spostò nel santuario mariano di Široki Brijeg, suscitando però l'opposizione del vescovo Perić, che non volle confermare il mandato canonico.
[Gaeta, op. cit., p. 207]
In verità, all'epoca (1991) il vescovo era ancora Žanić. Ad ogni modo, per come è scritta la frase di Gaeta, non essendo specificato da cosa nascesse l'opposizione alla conferma del mandato, passa implicitamente l'idea che si sia trattato di un atto arbitrario da parte del vescovo.
Il fatto è che, il 23 agosto 1989, a padre Jozo era stata tolta "ogni giurisdizione nelle diocesi dell'Erzegovina" [Ogledalo Pravde. Biskupski ordinarijat u Mostaru o navodnim ukazanjima i porukama u Međugorju (La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e i messaggi di Medjugorje), Mostar 2001, p. 52], a seguito di gravi censure morali.
Inoltre, il dicastero vaticano della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli (con lettera prot. 5673/89 del 15 febbraio 1990) aveva chiesto che padre Jozo fosse inviato in un convento "lontano da Medjugorje" (mentre Široki Brijeg dista solo una trentina di chilometri).
Nella lettera prot. 843/2004, del 26 giugno 2004, il vescovo Perić ricorda infatti a padre Jozo:
L’Ordinario diocesano mons. Pavao Žanić, dopo un triplice ammonimento al Provincialato, con la lettera, nr. 622/89, del 23 agosto 1989, mentre Lei faceva il parroco a Tihaljina, Le ha tolto “ogni giurisdizione e missione canonica nelle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan” a causa del Suo comportamento non ecclesiastico [...]
Con la lettera nr. 557/91, del 30 luglio 1991, il Vescovo ha comunicato al Provincialato: “Non posso in nessun modo confermare… la nomina di fra Jozo Zovko a Široki Brijeg”.
Ha addotto anche i motivi: la lettera della Congregazione, e, secondo: “Oltre a questa ragione, ho anche in vista la sua, almeno discutibile, vita morale privata”.
[Biskupova odluka Fra Jozi Zovki, OFM, Prot. 843/2004, 26/6/2004]
Quelli che seguono sono definiti da Gaeta "anni di stallo" [Gaeta, op. cit., p. 207].
In realtà, lo "stallo" consiste in questa situazione: pur essendo sospeso a divinis (fino al 26 giugno 2004 latae sententiae e, da quella data, con formale atto del vescovo Perić), padre Jozo rimane a Široki Brijeg fino al 2009 (praticamente un ventennio), esercitando le funzioni sacerdotali illegittimamente e in disobbedienza al suo vescovo diocesano.
La vicenda è tutta raccontata e dettagliatamente documentata in un atto ufficiale della curia di Mostar: la già citata lettera prot. 843/2004, del 26 giugno 2004.
Per il post-2004, valga questa dichiarazione fatta il 16 aprile 2007 dal vescovo Perić, presso il convento francescano di Humac:
È un'espressione di puro arbitrio degli stessi parroci e degli altri addetti pastorali di Medjugorje il fatto che un membro della vostra Provincia, fra Jozo Zovko, al quale è stato vietato di esercitare il ministero sacerdotale in questa Diocesi, sia stato invitato quest'anno a guidare la Via Crucis a Medjugorje, e gli sia consentito di ascoltare le confessioni.
[Parole tratte dal discorso pubblicato integralmente su Crkva na kamenu, bollettino pastorale diocesano, 5/2007, pp. 33-35]
Io stesso l'ho visto celebrare messa, alle 18:30, il 28 giugno 2007 a Široki Brijeg.
Riprendiamo quindi il racconto di Saverio Gaeta, laddove l'abbiamo interrotto:
Dopo anni di stallo, dal 9 febbraio 2009, come affermò un comunicato ufficiale, padre Jozo «per ragioni di salute, di riposo e di convalescenza e l'inizio dei lavori edili sull'isola di Badija (Croazia), ha chiesto ai suoi superiori di dimorare fuori dalla sua Provincia».
[Gaeta, op. cit., p. 207]
Ebbene, qui c'è da fare una grande puntualizzazione.
E' vero che la notizia in questione fu comunicata ai devoti di Medjugorje in un fax firmato dallo stesso francescano (poiché padre Jozo non si esprime bene nella nostra lingua, la versione italiana, del 9 febbraio 2009, fu invece sottoscritta da una sua collaboratrice, Vesna Cuzić). Ecco il documento:
Il contenuto si è però rivelato ancora una volta una "rielaborazione" dei fatti (ma stavolta non si tratta di ricordi).
Ciò è stato dapprima svelato dalla stampa e successivamente confermato dall'evoluzione della vicenda.
Già il 24 febbraio 2009, nel numero 693 della rivista croata Nacional, appariva la seguente notizia:
Fra Jozo Zovko, sacerdote carismatico, il principale simbolo del fenomeno Medjugorje negli ultimi 27 anni, non ha lasciato volontariamente l’Erzegovina, annunciando il suo trasferimento nel diroccato e vuoto convento francescano nell'isoletta di Badija, vicino a Korcula. Fra Jozo non si è ritirato volontariamente a Badija per ragioni di salute e di recupero, come ha comunicato pubblicamente la settimana scorsa, ma è stato esiliato dalla Provincia francescana d’Erzegovina.
Dopo 18 anni di resistenza e disobbedienza ha dovuto obbedire al decreto della Santa Sede del febbraio 1990.
[Željko Rogošić, Iz tiskanog izdanja: Zašto je Papa prognao fra Zovka iz Međugorja, Nacional, 24/02/2009]
L’articolo, firmato da Željko Rogošić, fa esplicitamente cenno all'ingiunzione vaticana (Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli) a padre Jozo, nel 1990, di recarsi in un “convento lontano da Medjugorje”.
Commenta il giornale:
P. Zovko non è andato lontano da Medjugorje. Si è collocato nel convento francescano di Široki Brijeg, dove è stato guardiano.
E' rimasto strettamente legato a Medjugorje. [...]
(Già) lo scorso anno il Governo della provincia francescana d'Erzegovina aveva chiesto a fra Jozo di sottomettersi finalmente alla sanzione, recandosi a Badija e collaborare al restauro del convento francescano che la repubblica croata ha restituito ai frati di Zadar nel 2003, ma in uno stato molto precario. I frati di Zadar l'hanno donato alla provincia francescana erzegovinese, che lo gestirà per 99 anni.
Fra Jozo allora non aveva obbedito al decreto del Governo dell'ordine francescano dei Frati Minori.[...]
Molti si chiedono come mai, dopo 18 anni, Jozo abbia finalmente obbedito alle decisioni della Chiesa. [...] Il Vaticano formerà presto una commissione che riesaminerà gli eventi di Medjugorje. [...] Jozo ha ora deciso di non ostacolare quel processo.
[Ibidem]
Padre Jozo è tuttora relegato nell'isoletta di Badija.
Dal febbraio 2009 per padre Jozo vige anche il divieto di parlare in pubblico di Medjugorje. Lui stesso, intervistato dall’attivista di Medjugorje Paolo Brosio, nel luglio 2011, dichiara:
Non posso rilasciare interviste che riguardano il mio passato, le mie vicissitudini, il periodo delle apparizioni di Medjugorje, il rapporto con i veggenti e tutto quello che riguarda la vita nella mia terra, l’Erzegovina.
[Dichiarazione di p. Jozo Zovko, in Brosio, Viaggio a Medjugorje, Piemme, 2011, p. 275]
Nella stessa pagina, è riportata un'altra dichiarazione (ripresa poi anche da Gaeta):
Sono un frate francescano minore obbediente ai miei superiori e al mio vescovo di Mostar, che hanno voluto per me un lungo periodo di obbedienza e di riposo spirituale, lontano dal rumore, lontano dai riflettori della pubblicità.
[Ibidem]
E questa è un'altra rielaborazione, visto che la sua disobbedienza è durata dal 1989 al 2009, come documentato anche dal già più volte citato decreto della Curia di Mostar prot. 843/2004 del 26 giugno 2004, qui disponibile in traduzione italiana.
Marco Corvaglia
Articolo pubblicato il 14 luglio 2020 e depositato legalmente
presso Copyright.eu. Aggiornato il 15 luglio 2020.
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