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Le "prime sette apparizioni" e i clamorosi errori della commissione pontificia
di Marco Corvaglia
Quello che bisogna raccontare ora è una specie di giallo (con probabile soluzione), legato ad alcuni incredibili errori della commissione pontificia d'indagine su Medjugorje, guidata dal cardinal Ruini (2010-2014), nell'indicare le "apparizioni" di Medjugorje ritenute credibili.
In premessa, evidenziamo un dato di fatto fondamentale: a dire dei "veggenti", la Madonna sarebbe apparsa sul Podbrdo dal 24 al 29 giugno 1981, quindi nei primi sei giorni [si veda, a puro titolo d'esempio, il racconto di Vicka in J. Bubalo, Mille incontri con la Madonna. Le apparizioni di Medjugorje raccontate dalla veggente Vicka, EMP, 1986, pp. 17-45]
Come sappiamo, la commissione Ruini, pur senza fornire nessuna motivazione oggettiva per questa sua scelta, ha ritenuto credibili le "prime sette apparizioni".
Vediamo come vengono conteggiate nella Relazione finale [corsivo nell’originale]:
[…] gli eventi che i testimoni dichiarano essere avvenuti sul monte Podbrdo sono stati individuati come quelli che rispondono meglio ad una situazione libera da impropri elementi di influenza. Si tratta delle prime cinque presunte apparizioni/mariofanie.
[Relazione finale: S. Gaeta, Dossier Medjugorje, San Paolo, 2020, p. 47; D. Murgia, Rapporto su Medjugorje, Il Segno di Giona, 2020, pp. 37-38]
Qui c'è già un'anomalia: i presunti eventi avvenuti sul Podbrdo sarebbero sei, come sappiamo.
Comunque cerchiamo di seguire il filo del discorso della Relazione: “prime cinque presunte apparizioni/mariofanie” significherebbe: dal 24 al 28 giugno.
Subito dopo, si passa alle due "apparizioni", rispettivamente, del 30 giugno e del 1° luglio [corsivo nell'originale]:
Sempre tenendo conto delle testimonianze rese, la Commissione Internazionale ha ritenuto di dover considerare, insieme agli eventi che si dicono accaduti sul monte Podbrdo, anche altre due presunte apparizioni:
• quella di Cerno, località ad alcuni chilometri da Medjugorje, dove gli allora adolescenti erano stati portati in auto dai funzionari di polizia;
• quella avvenuta nella casa parrocchiale di Medjugorje, dove i testimoni si erano in un certo qual modo “rifugiati” dopo la precedente “presa in consegna”, non certo benevola, da parte dei funzionari statali.
[Relazione finale: Gaeta, pp. 48-49; Murgia, pp. 38-39]
Cinque più due fa sette, ma il 1° luglio è l'ottavo giorno, non il settimo. Si è "perso per strada" un giorno...
Per risolvere il problema, Saverio Gaeta aveva ipotizzato che la commissione avesse considerato il primo giorno (24 giugno) solo come una "premessa", e che quindi, con l'espressione "prime sette apparizioni", intendesse le apparizioni sul Podbrdo dal giorno 25 al 29, più quelle dei due giorni seguenti (30 giugno e 1 luglio) [S. Gaeta, Dossier Medjugorje, San Paolo, 2020, pp. 66-67].
Naturalmente, la commissione avrebbe operato in maniera semplicemente illogica se avesse asserito che l'"apparizione" del secondo giorno è vera, sospendendo il giudizio sul primo giorno.
In ogni caso, l'ipotesi di Saverio Gaeta è definitivamente tramontata dopo la pubblicazione degli atti della commissione nel volume Processo a Medjugorje, a cura di David Murgia: nei verbali si elencano alcune caratteristiche distintive delle sette apparizioni ritenute credibili ("è la Madre di Cristo che aspetta i veggenti", "il 'fenomeno' [...] sta davanti ai veggenti, sempre nello stesso posto, [...] si verifica 'all’improvviso' e a sorpresa, [...] provoca paura e disturbo nelle anime dei veggenti") illustrandole con espliciti riferimenti specifici proprio a quella del 24 giugno [cfr. Allegato V – Verbale del 15 dicembre 2012, in Murgia, Processo a Medjugorje, Rubbettino, 2021, p. 169]
Ma non è finita qui.
La commissione scrive, ad un certo punto, nella Relazione, un'altra cosa molto strana [sottolineatura aggiunta]:
Individuato l’oggetto formale e materiale specifico, suscettibile di offrire e delineare la fisionomia di un fatto religioso di specifico interesse dal punto di vista della sua possibile origine soprannaturale, esso può dunque essere riconosciuto, in modo sufficiente e ragionevole, nelle prime sette presunte apparizioni, che si testimonia avvenute dal 24 giugno al 3 luglio 1981 a Ivanka Ivanković, Mirjana Dragičević. Vicka Ivanković, Ivan Ivanković, Milka Pavlović e Ivan Dragičević (c'è da dire che i veggenti Marija Pavlović e Jakov Čolo, tutt'ora parte dei 6 veggenti, si sono aggiunti il 25 giugno 1981; mentre Milka Pavlović e Ivan Ivanković sono "usciti" dal gruppo dei veggenti).
[Relazione finale: Gaeta, p. 52; Murgia, p. 41]
Ma dal 24 giugno al 3 luglio le "apparizioni" sarebbero dieci (e notiamo che anche il 24 giugno viene citato espressamente, smentendo quindi, anche qui, l'ipotesi di Saverio Gaeta).
L’affermazione, priva di senso, viene ripetuta nel Riepilogo della Relazione, dove si parla delle “prime sette apparizioni, avvenute dal 24 giugno al 3 luglio 1981” [Relazione finale: Gaeta, p. 134; Murgia, p. 77].
Come si sono generate tutte le incredibili incoerenze logiche che abbiamo evidenziato?
Si sono chiaramente intrecciati due clamorosi errori, che lasciano intuire molto sul modo in cui la commissione ha lavorato.
Entrambi gli errori sono da ricondurre allo studio Le origini del fenomeno "Medjugorje", stilato da due membri della commissione nell'autunno 2012.
I due membri incaricati dalla commissione, in tale studio, scelgono di considerare come "evento originario" "le prime sette attestate (presunte) 'apparizioni'” [Allegato V – Verbale del 15 dicembre 2012, in Murgia, Processo a Medjugorje, cit., p. 168].
Più in particolare, scrivono che il Podbrdo, come luogo delle apparizioni, è l'"elemento logico e ragionevole che permette di fare una netta distinzione tra la fase iniziale delle apparizioni e la fase ad essa consecutiva" [ibidem].
Aggiungono poi che "si nota un 'livello intermedio', con i medesimi elementi omogenei, cui ascrivere due presunte 'apparizioni': La prima apparizione non situata sul Podbrdo è a Cerno..." [ivi, p. 169].
Se il totale a cui vogliono arrivare è sette, e vi includono anche due apparizioni non situate sul Podbrdo, è chiaro che erroneamente, ne stanno contando solo cinque sul Podbrdo, anziché sei.
È chiaramente un errore nell'elementare addizione.
La commissione prenderà passivamente questo dato e nessuno si accorgerà dell'errore.
Lo studio dei due membri contiene però le premesse anche per il secondo errore presente nella Relazione e nelle deliberazioni finali.
Infatti, se tale studio, da un lato, sembra voler individuare come limite conclusivo la seconda apparizione non avvenuta sul Podbrdo (quindi - si deduce - il 1° luglio), dall'altro si contraddice palesemente e ingarbuglia ancor di più le cose:
La prima apparizione non situata sul Podbrdo è a Cerno. Questa località si trova ad alcuni chilometri da Medjugorje: qui i “veggenti” erano stati portati in macchina dagli agenti dello Stato e i ragazzi hanno comunicato al parroco la stessa sera che la Madonna aveva detto che ci sarebbero state ancora tre apparizioni: mercoledì, giovedì e venerdì, cioè il 1, il 2 e il 3 luglio 1981. Venerdì sarebbe stata quindi l’ultima apparizione.
Questa ultima “apparizione” avviene non sul Podbrdo ma nella casa parrocchiale di Medjugorje, e vi sono stati presenti anche alcuni sacerdoti. Terminata l’“apparizione”, i “veggenti” hanno detto: «Questa è l’ultima apparizione!»
[Allegato V – Verbale del 15 dicembre 2012, in Murgia, Processo a Medjugorje, cit., p. 169]
Ora sembra quindi che ci si voglia fermare al 3 luglio, decimo giorno.
È tragicamente chiaro, a questo punto, cosa è probabilmente successo.
A gennaio 2014, è stato preso il documento Le origini del fenomeno "Medjugorje", scritto un anno prima da due membri e già approvato dalla commissione. Lo si è preso con tutte le sue incoerenze e lo si è usato, nella Relazione finale, come fonte a cui attingere, meccanicamente, per indicare quali fossero le apparizioni "credibili".
Si tratta di un episodio rivelatore. Nessuno si è accorto della mancanza di senso di quanto scritto. Nessuno ha nemmeno chiesto chiarimenti, di cui, negli atti, non c'è evidentemente traccia, come Murgia implicitamente conferma, scrivendo: "Non so darmi una risposta". Né questi chiarimenti sono arrivati al curatore del libro nella fase di stesura del testo (Murgia scrive: "Tutti i verbali sono stati da me verificati anche con alcuni componenti della Commissione Pontificia" [nota 16, p. 247]; nella pagina dei Ringraziamenti è citato (in quanto mariologo, non in quanto membro della commissione) "primo fra tutti p. Salvatore M. Perrella" [p. 255]).
La questione non è stata chiarita e corretta in commissione perché, in oltre un anno, non è stata realmente analizzata in dettaglio. È stata solo approvata.
Marco Corvaglia
Articolo pubblicato il 23 dicembre 2021 e
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